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L'Eremo di Santa Caterina: una perla incastonata nel lago Maggiore

Una meta di straordinario interesse per un itinerario che abbina le belezze artistiche a quelle del territorio

L'eremo di Santa Caterina del Sasso Ballaro sorge sulla riva lombarda del lago Maggiore, all'altezza del comune di Leggiuno, tra Ispra e Laveno. La costruzione, che sovrasta di qualche decina di metri l'acqua del lago, si aggrappa all'alta parete rocciosa che nel medioevo venne denominata "Sasso Ballaro".
Il complesso, vero e proprio gioiello del patrimonio artistico e naturalistico del lago Maggiore, offre al visitatore una panoramica incantevole della parte meridionale del lago sui cui si specchiano le montagne più vicine del Mottarone e del monte Zeda e la più distante catena montuosa del Rosa. Attualmente l'accesso all'antico complesso può avvenire sia mediante natante sia scendendo per il sentiero che parte dal piccolo piazzale sovrastante detto "del Quicc", dove un tempo sorgevano le cascine del convento.
Le origini dell'eremo oscillano tra leggende e storia e convergono nell'affascinante figura del Beato Alberto Besozzi, un eremita vissuto tra la metà e la fine del XII secolo. Questi, dedito al commercio, trovò proprio sulla sponda del "Sasso Ballaro " rifugio durante un'improvvisa tempesta in cui persero la vita tutti i suoi compagni di viaggio. Come ringraziamento per aver scampato la morte fece voto a S. Caterina e decise di fondare un eremo in cui rifugiarsi dai peccati dei mondo. Per molti anni il Besozzi visse in completo isolamento e, dopo la sua morte, il luogo divenne immediatamente meta di pellegrinaggi, soprattutto quando, un secolo dopo la sua scomparsa, venne riscoperto il corpo. Furono i padri domenicani che, intorno al 1250, si insediarono al "Sasso Ballaro" per prendersi cura dei fedeli che accorrevano in preghiera.
In realtà le radici storiche di questo luogo affondano sino in epoca romana e più precisamente nell'esistenza di una fortezza di avvistamento militare; ritrovamento di basamenti preromanici sembrano avvalorare tale ipotesi.
Il nucleo originario dell'eremo coincide con il sacello, risalente al XII secolo, dedicato a S. Caterina d'Alessandria, a cui poi vennero aggiunte una chiesa con torre campanaria (XIII-XVI sec.), un edificio detto "Conventino" (XIV-XV sec.) e il convento a due piani edificato a partire dal XV secolo. Meritano un cenno per le suggestive qualità architettoniche il campanile costituito da una cella nella quale si aprono bifore con sottili colonnine, tardo esempio di romanico locale, e il portico ad archi acuti del "Conventino" dal gusto goticheggiante.
Numerose sono invece le testimonianze pittoriche a partire da quelle presenti nella sala capitolare del convento; si tratta di un ampio frammento di un'elegante Deposizione dalla croce. L'opera, realizzata probabilmente intorno al 1335 o in epoca di poco posteriore, si presenta allo spettatore con una vivace cromia che sottolinea il carattere quasi fiabesco del drappello di armati. Nella stessa sala è possibile osservare l'affresco, datato 1439 e commissionato dal priore fra Albertolo da Solario, raffigurante S. Eligio vescovo che guarisce il ginocchio spezzato di un cavallo alla presenza di S. Antonio Abate benedicente.
All'interno della chiesa, che è costituita dalla fusione in un corpo unico delle chiesette di S. Caterina, S. Maria (si ipotizza una data di costrizione intorno al 1240) e S. Nicolò, sono visibili opere di elevata qualità come il ciclo trecentesco di affreschi che decorano la cappella di S. Nicolò. Un Cristo benedicente in mandorla, affiancato dai quattro simboli degli Evangelisti, domina dall'alto della vela sopra l'altare, mentre le due vele ai lati sono occupate dai Dottori della Chiesa in trono. Il ciclo pittorico sembrerebbe alludere alla divulgazione della parola divina ed è stato probabilmente eseguito da un artista identificabile con il Maestro di S. Abbondio attivo a Como. Sulle pareti della stessa cappella gli ultimi restauri hanno fatto riemergere i resti di un altro ciclo trecentesco di affreschi dove spicca lo splendido frammento di una Crocifissione.
Interessante testimonianza del rinascimento locale è una tavola raffigurante sempre la Crocifissione, opera firmata e datata dal pittore bustese Pietro Crispi nel 1510. La scena, sul cui fondo è visibile una veduta ideale di Gerusalemme, si svolge alla presenza della Madonna, di S. Giovanni Evangelista, della Maddalena, di S. Nicola e di un altro Santo vescovo.
Una piacevole presenza artistica della pittura del primo Seicento coincide invece con la figura di Giovan Battista De Advocatis, che ha lasciato nell'eremo diverse opere su tela e ad affresco. La tela raffigurante le Nozze mistiche di S. Caterina con S. Nicola di Bari e il Beato Alberto Besozzi è conservata sull'altare maggiore della chiesa ed è datata 1612, mentre sulla volta del presbiterio una decorazione ad affresco e a stucco presenta le figure di Dio Padre, Profeti, Evangelisti e Padri della Chiesa, opera del 1610. Dello stesso artista si segnalano, a pochi chilometri di distanza, a Mombello, nella chiesa parrocchiale, altri affreschi sulle pareti del presbiterio.
L'eremo di S. Caterina del Sasso si presenta quindi come una meta turistica consigliabile proprio per quella sua peculiarità, peraltro non così insolita per il territorio della nostra provincia, di fondere in un felice connubio arte, storia e natura.

03/06/2000

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