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Pianeta Terra, sorvegliato speciale

Per la prima volta Io confermano anche i dati degli oceani: l'incremento termico è sensibile. I rischi per l'avvenire dell'umanità.


Forse mai come nell'epoca in cui viviamo, la constatazione del mutamento climatico in atto ha indotto scienziati di molte discipline a tenere in maggior conto le anomalie del clima quali fattori importanti, se non determinanti, anche in ricerche non essenzialmente legate al clima stesso.
Se consideriamo che il riscaldamento globale della Terra (ormai conclamato e accertato) è in corso da poco meno di 50 anni, dobbiamo supporre che siano poche le probabilità che l'ecosistema Terra abbia in sé tutti i mezzi per creare i suoi nuovi equilibri, mentre è estremamente difficile prevedere le ripercussioni tremende sulla qualità della vita per la biodiversità e, soprattutto, per l'avvenire dell'umanità.
n questi ultimissimi anni l'attenzione dei ricercatori si è concentrata su due ambienti peculiari, fino a oggi poco studiati, ma che si stanno rivelando determinanti per comprendere i meccanismi più fini del cambiamento climatico e delle sue conseguenze: le regioni polari e gli oceani.
Lo studio delle regioni polari si sta dimostrando cruciale per molte discipline e in tutto il mondo si stanno moltiplicando le ricerche volte a comprenderne il ruolo nell'evoluzione del clima globale.
In quest'ambito si colloca il grande progetto di una stazione automatica nell'Artico, che ha preso il via nell'aprile 2000. Finanziato dall'americana National Science Foundation (NSF), che ha investito più di 5 milioni di dollari, il progetto prevede un campo di ricerca in prossimità del Polo Nord. In questa prima fase verranno installati gli strumenti che per cinque anni trasmetteranno ai ricercatori misurazioni continue di svariati parametri rilevati nell'ambiente polare.

il Polo Nord, immagine tratta dal sito http://terra.nasa.govSi tratterà di un sistema di boe galleggianti e di apparecchiature ancorate sui fondali dell'oceano. Tra le variabili che verranno controllate dalla rete di monitoraggio figurano la temperatura dell'acqua e dell'aria, l'intensità e la direzione del vento, la pressione atmosferica, la radiazione solare e ultravioletta, la salinità e lo spessore del ghiaccio. Ci si attende che le boe mobili si spostino con il pack nel mare di Groenlandia, allargando il campo di osservazione. La grande mole di dati sarà oggetto di studio da parte di diversi team di ricercatori, in tutto il mondo.
Il progetto colmerà una lacuna nelle osservazioni scientifiche e fornirà dati affidabili su un lungo periodo, essenziale per gli studi sul cambiamento globale del clima.
Che il riscaldamento del pianeta interessi anche gli oceani è un evento prevedibile e scontato, ma solo oggi, per la prima volta, viene documentato nei dettagli.
Dall'analisi di 5,1 milioni di registrazioni effettuate in tutto il mondo, un gruppo di ricercatori americani della National Oceanic and Atmospheric Administration (NOAA) ha estrapolato l'andamento delle temperature medie, dalla superficie fino a 3.000 metri di profondità, degli oceani Atlantico, Pacifico e Indiano, in un periodo di circa cinquant'anni (1948-1996).
L'incremento termico si è manifestato in modo sensibile e significativo in tutti e tre gli oceani: nell'Atlantico e nel Pacifico a partire dagli anni cinquanta, in quello Indiano dal decennio successivo.
Il fenomeno è più intenso nei primi 300 metri dalla superficie, ma le variazioni si sono estese a profondità superiori a quelle attese.
Se non saranno adottate dai Governi della Terra misure urgenti di salvaguardia altre alterazioni climatiche ancora più imponenti e drammatiche potrebbero verificarsi in futuro.
I ricercatori oceanografi temono che a lungo termine il riscaldamento globale possa bloccare la circolazione verticale delle masse oceaniche.
Lo scambio fra acque di superficie e acque profonde fa sì che la vita possa esistere a qualsiasi profondità, non solo in superficie dove arriva la luce solare, ma anche tra le tenebre, a migliaia di metri nelle profondità oceaniche.
L'acqua “giovane” e fredda, affondando, porta nel profondo l'ossigeno disciolto. Viceversa, quando le masse d'acqua risalgono in superficie portano con sé i nutrienti necessari al nutrimento del plancton, anello basale della catena alimentare marina.
Il blocco di tale scambio potrebbe non solo alterare il grande sistema delle correnti oceaniche e, di conseguenza, il clima del pianeta, ma potrebbe anche influire tragicamente sugli organismi primari che stanno alla base della catena alimentare marina.
Il sistema si basa su un delicato equilibrio di calore e di salinità. Se cambia uno dei due fattori può crollare l'intero sistema, o quanto meno può variare irrimediabilmente il suo corso.
Il nostro pianeta viene anche tenuto sotto osservazione da una flotta di satelliti altamente sofisticati, in grado di misurare cambiamenti di emissione di energia solare, circolazione dei venti sopra gli oceani, correnti oceaniche e molti altri fenomeni.
L'ultimo di questa generazione è il satellite “TERRA”, entrato in orbita il 18 dicembre 1999. Esso, da solo, monitora 16 parametri sulla superficie del pianeta, che vanno dal rilevamento degli aerosol in aria, alla temperatura globale dell'atmosfera, alla quantità di clorofilla negli oceani, allo stato dei ghiacciai marini, all'irraggiamento solare, agli incendi di grandi proporzioni.
Altri tre altri satelliti di questo tipo sono già in orbita e misurano parametri climatici fondamentali, quali i cambiamenti del flusso di energia solare e la circolazione dei venti sopra gli oceani.
Se il Congresso degli Stati Uniti continuerà a finanziare questo programma verranno lanciati a breve altri 15 satelliti, finalizzati ognuno a controllare ogni più piccola variazione sul pianeta, al fine di riuscire ad effettuare previsioni sempre più accurate dell'evoluzione del clima.
La scienza, dunque, si è messa in moto con tutte le sue armi tecnologiche per capire e prevedere gli sviluppi di una delle più grandi catastrofi che l'umanità si potrebbe trovare ad affrontare tra un tempo molto breve, troppo breve.
Potremmo non avere il tempo sufficiente per trovare rimedi altrettanto efficaci per contrastare il mutamento.
Mentre la scienza studia possiamo solo sperare che i potenti della Terra si mettano d'accordo una volta per tutte e attuino ciò che da anni si sono impegnati a fare per contrastare lo sfascio globale.

01/18/2001

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