Varesefocus.
Unione degli Industriali della Provincia di Varese
Varesefocus

 
 

Aermacchi, 90 anni di storia aeronautica

Nell'anniversario dalla fondazione ripercorriamo la vita di una delle storiche aziende del distretto varesino del volo: Aermacchi.


Sono trascorsi 90 anni dal 1° maggio 1913 quando viene costituita la "Società Anonima Nieuport-Macchi" con lo scopo di fabbricare e vendere apparecchi di "...locomozione aerea e di parti e accessori degli stessi, di utensili e di attrezzi e di quant'altro relativo ed affine agli apparecchi medesimi, loro funzionamento, riparazione". L'attività inizia in un capannone di proprietà della Carrozzeria Macchi a Varese con 7 operai alle dipendenze del direttore tecnico Enrico Amman; il primo apparecchio costruito sul licenza Nieuport è il monoplano Nieuport-Macchi Ni.10.000.
E' con lo scoppio del primo conflitto mondiale che la Nieuport-Macchi si trasforma da semplice ditta artigianale a una realtà industriale, dovendo fornire centinaia di esemplari di velivoli per equipaggiare i reparti da caccia, ricognizione e bombardamento dell'Esercito Italiano e della Regia Marina, apparecchi sia del tipo idrovolante che terrestre.
Un dato significativo sull'importanza di questa industria dal punto di vista occupazionale è che all'entrata nel conflitto dell'Italia (1915) la Nieuport-Macchi conta 625 dipendenti che divengono 1554 nel 1916, 2681 nel 1917 e 2825 nel 1918. Gli stabilimenti sono a Varese e alla Schiranna (per gli idrovolanti), a Cocquio ed a Cascina Malpensa (per i velivoli terrestri).
Complessivamente, tra il '14 e il '18, la Nieuport-Macchi realizza 2.538 apparecchi di cui 1.807 terrestri e 731 idrovolanti.
Terminato il conflitto, la ditta varesina cerca subito nuovi sbocchi produttivi nel settore civile e, mettendo a frutto le conoscenze maturate, sviluppa autonomamente nuovi progetti di apparecchi da scuola e turismo, da trasporto passeggeri e merci. A partire dal '22, la guida tecnica viene affidata all'ing. Mario Castoldi, che per 25 anni firmerà tutti i progetti sviluppati dall'azienda, la cui popolarità in quegli anni è legata soprattutto agli aeroplani da corsa (idrocorsa) che partecipano alle più importanti competizioni aviatorie del tempo.
Proprio uno di questi idrocorsa, il Macchi-Castoldi MC.72, stabilisce nel '34 il record di velocità, volando ad oltre 709 chilometri orari. Un record imbattuto a distanza di quasi 70 anni per la categoria idrovolanti con motore alternativo.
Dopo quest'esperienza, Castoldi e il suo staff mettono a punto il progetto di un nuovo velivolo da caccia: il C.200 (soprannominato "Saetta") che vola alla fine del 1940. Un apparecchio che con la sua struttura metallica e il carrello retrattile rappresenta un "salto di qualità" rispetto agli analoghi antiquati biplani in "legno e tela" fino allora in servizio presso le squadriglie della Regia Aeronautica.
Intanto l'Aeronautica Macchi con 1.586 dipendenti diventa la seconda azienda varesina in ordine di importanza dopo la S.I.A.I. Marchetti.
Nel frattempo, vengono sviluppati altri tipi di apparecchi da caccia come il C.202 battezzato "Folgore" capace di raggiungere una velocità di 600 chilometri orari seguito, due anni dopo, dal più moderno C.202bis poi battezzato C.205 "Veltro".
I C.202 e C.205 sono apparecchi da caccia che possono tenere testa agli analoghi in servizio con le forze aeree alleate e abbattere quei bombardieri che iniziano a sorvolare i cieli italiani per andare a colpire obiettivi militari o strategici. Questa è una delle ragioni per cui le officine dell'Aeronautica Macchi di Varese vengono quasi completamente distrutte dai bombardamenti alleati dell'aprile '44. E' un duro colpo per l'azienda: le attrezzature e il macchinario recuperato non superano il 50% del totale.
La fine del conflitto vede l'Aeronautica Macchi impegnata nella ricerca di attività produttive alternative al settore avio, come la realizzazione di trebbiatrici, lampade ad acetilene, carrelli tricicli per la società Rinascente e mobili.
Nel frattempo alla guida tecnica vi è un avvicendamento: all'ing. Castoldi subentra il tradatese ing. Ermanno Bazzocchi al quale si deve il progetto del motocarro "Macchitre" e degli altri apparecchi sviluppati fino agli anni '80.
Pur tra mille difficoltà, la strada imboccata nel primo Dopoguerra dalle aziende, Macchi compresa, per cercare di rimanere nel settore è la costruzione su licenza, anche se non mancano interessanti progetti come il monoplano MB-308 (1947), il bimotore executive MB-320 (1949) ed il monomotore da addestramento MB.323 (1952).
L'MB-308 è una scommessa per la dirigenza e il prodotto trova un buon successo di vendita tanto da essere anche costruito su licenza in Germania e Argentina. Con questo piccolo monomotore si vuol far "ridecollare" l'aviazione leggera da turismo e scuola in Italia.
Negli anni '50, accanto alla produzione aeronautica che nel frattempo ha iniziato ad usufruire delle infrastrutture del vecchio campo d'aviazione di Venegono Inferiore, prosegue quella nel settore civile con il motofurgone "Macchitre" sostituito poi dalle motociclette tipo Aermacchi-Harley-Davinson.
Il primo apparecchio costruito dalla Nieuport-Macchi, il Nieuport Ni.10.000, ripreso nel 1913 all'interno delle officine di VareseData importante per l'Aeronautica Macchi è il 1949 quando, insieme a Fiat e ad altre aziende italiane, costituisce la SICMAR Società Italiana Commissionaria Materiale Aeronautico, per produrre su licenza l'aviogetto inglese "Vampire" ed il relativo motore "Goblin".
In quegli anni, altri accordi sono siglati per la realizzazione, su licenza, del biposto d'addestramento ad elica Fokker S.11 "Instructor" M-416 e, negli anni '60, del tuttofare Aermacchi-Lockheed AL.60. Non incontra invece il successo sperato il velivolo da ricognizione leggero biposto "in tandem" AM-3C. Ma all'Aeronautica Macchi, già da tempo, si lavora su velivoli a getto, si revisionano e riparano alla Malpensa, gli aviogetti Lockheed T-33 in servizio presso le forze aeree italiane ed americane di stanza in Europa oltre alla costruzione di parti per i caccia-bombardieri North American F-86 e Republic F-84.
L'esperienza maturata con questi programmi viene messa a frutto: sui tavoli da disegno della direzione tecnica a Varese, nel '54, inizia lo studio di un apparecchio a reazione "in base ad una sommaria specifica ministeriale di creare una macchina razionale, economica e dall'impiego sicuro". E' l'aviogetto d'addestramento "ab initio e basico" MB-326, il cui sviluppo e costruzione del prototipo sono autorizzati dall'Aeronautica Militare Italiana nel '56.
Un programma ambizioso per l'azienda ma anche oneroso e con alti rischi imprenditoriali, come così ricorda l'ing. Bazzocchi: "l'Aeronautica concedeva un finanziamento di 463 milioni. L'azienda investì nel programma 860 milioni, per cui solo la metà coperta dal contratto. In diciotto mesi l'aereo fu pronto ed il prototipo I-MAKI volò a Venegono il 10 dicembre 1957 ai comandi del collaudatore Carestiato".
I risultati, o meglio, le commesse non tardano ad arrivare. Il "Macchino", così è stato battezzato l'MB-326, nelle varie versioni bi e monoposto, è venduto in tutto il mondo. Un successo per l'Aeronautica Macchi e per l'intera industria italiana che mai aveva venduto così tanti velivoli all'estero.
Passano una decina d'anni e l'Aeronautica Italiana nel 1973 commissiona all'Aeritalia (ex Fiat ora Alenia) ed all'Aermacchi il progetto per un addestratore a getto di seconda generazione che deve sostituire sia gli MB-326 che i Fiat G.91T; la commissione dello Stato Maggiore opta per quello della ditta varesina così che il progetto siglato MB-339 può finalmente "decollare".
Passano una decina d'anni e l'Aeronautica Italiana nel '73 commissiona all'Aeritalia (ex Fiat ora Alenia) ed all'Aermacchi il progetto per un addestratore a getto di seconda generazione: la commissione dello Stato Maggiore opta per quello della ditta varesina e il progetto MB-339 può finalmente "decollare". L'Aeronautica Militare Italiana ne ordina oltre un centinaio di esemplari che vanno ad equipaggiare i suoi reparti tra cui il 313° Gruppo Addestramento Acrobatico di Rivolto, meglio conosciuto come Pattuglia Acrobatica Nazionale (PAN) "Frecce Tricolori", che lo impiega nelle sue spettacolari esibizioni acrobatiche.
Nel frattempo avviene la creazione della società Aermacchi (1981) e alla guida dell'azienda vi sono dei cambiamenti dovuti alla scomparsa dell'ing. Paolo Foresio, l'uomo che ha fatto conoscere a livello internazionale questa realtà industriale, al quale succede il figlio Fabrizio.
Sul piano internazionale, viene siglato un accordo italo-brasiliano (fra le ditte Alenia-Aermacchi-Embraer), per lo sviluppo di un nuovo caccia-bombardiere da appoggio tattico battezzato AMX che entra in servizio con le forze aeree di questi due Paesi. Accanto ai velivoli militari, sono inoltre progettate e prodotte parti di aeroplani passeggeri come per il Dornier Do.328, nell'ottica di differenziare la produzione.
L'inizio degli anni '90 segna un momento di difficoltà per tutto il comparto aeronautico mondiale con le conseguenti ricadute sull'occupazione. Aermacchi passa da un organico di oltre 2.700 occupati (1990) distribuiti negli stabilimenti di Varese-Venegono-Valle Olona ai 1.500 del '94 concentrati nei complessi di Vengono Superiore e Valle Olona.
Nell'ottica di "razionalizzare i processi produttivi e gestionali secondo le più avanzate tecniche di pianificazione industriale" si giunge al '93, con il trasferimento delle attività a Venegono Superiore e l'abbandono della storica sede di via Sanvito a Varese.
Una scelta strategica che coincide con la ripresa per Aermacchi che, il I gennaio 1997, acquisisce la SIAI Marchetti, creando a Venegono un vero e proprio "polo addestrativo". Qui si costruiscono, riparano e revisionano una vasta gamma di apparecchi del tipo a getto, con motore a pistoni e turboelica.
Nel settore dei velivoli civili, l'azienda continua il processo di diversificazione produttiva, specializzandosi nella realizzazione di gondole motore sia per i grandi velivoli civili del consorzio europeo Airbus, che per i più versatili regional-jet della brasiliana Embraer e gli "executive" della francese Dassault.
L'esperienza maturata nel settore dell'addestramento, la porta, dal '93, a realizzare un nuovo velivolo battezzato AEM/YAK-130 insieme all'azienda russa Yakovlev. Un programma che queste due ditte decidono poi di proseguire autonomamente, così che l'azienda italiana rielabora completamente il progetto siglandolo M-346. Si tratta di uno dei più avanzati addestratori della prossima generazione dalle eccezionali prestazioni di volo che lo rendono unico.
Proprio con la fine del 2002 e l'inizio del 2003, si registrano cambiamenti a livello societario; il pacchetto azionario degli azionisti che facevano capo al presidente dott. Fabrizio Foresio, viene quasi integralmente rilevato dal Gruppo pubblico Finmeccanica che già deteneva circa il 25% di Aermacchi. "L'ingresso di Aermacchi in Finmeccanica costituisce un ulteriore tassello verso il consolidamento del Gruppo nel core business dell'aerospazio e della difesa", ha detto Pierfrancesco Guarguaglini, presidente e amministratore delegato di Finmeccanica. "In particolare come azienda leader mondiale nei velivoli da addestramento, Aermacchi consente al Gruppo Finmeccanica di fare l' ingresso in un settore ricco di potenzialità sui mercati mondiali".
Con quest'operazione, Finmeccanica intende consolidare la sua leadership nel comparto aeronautico italiano ed europeo, acquisendo un'azienda, quale Aermacchi, in grado di offrire una gamma completa di apparecchi da addestramento ed un'altissima specializzazione delle sue maestranze che le hanno permesso di essere conosciuta ed apprezzata in tutto il mondo collocandola da 90 anni "ai vertici del panorama aeronautico mondiale!".

I precedenti articoli sull'industria aeronautica varesina sono dedicati a:

05/29/2003

Editoriale
Focus
Economia
Inchieste
L'opinione
Territorio

Politica
Vita associativa
Formazione
Case History
Università
Storia dell'industria
Natura
Arte
Cultura
Costume
Musei
In libreria
Abbonamenti
Pubblicità
Numeri precedenti


 
Inizio pagina  
   
Copyright Varesefocus
Unione degli Industriali della Provincia di Varese
another website made in univa