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Maroni: con la previdenza complementare deficit risolto

La riforma del welfare con il metodo del dialogo sociale. Non c'è alcun motivo perché ci sia un autunno caldo.

Il Ministro del Welfare Roberto MaroniLa riforma del sistema previdenziale: gli italiani si trovano di fronte a notizie contrastanti. Gli organismi internazionali e la Confindustria insistono per la necessità di rivedere il sistema, che alla lunga non è considerato in grado di reggere. L'INPS e i sindacati sostengono che l'allarmismo è fuori luogo. La sua opinione?
"Il sistema previdenziale italiano deve essere certamente riformato, perché si basa solo sulla previdenza pubblica. Noi dobbiamo far decollare la previdenza complementare attraverso un finanziamento adeguato dei fondi pensione. Una volta che il sistema complementare, alternativo a quello pubblico, sarà decollato, il problema del costo enorme sarà risolto.
Questo è il punto centrale della verifica sulle pensioni che faremo tra poche settimane con le parti sociali, non appena avremo i conti esatti della riforma Dini.
Tutto ciò che è stato detto finora è un utile contributo, ma la posizione del Governo e le sue proposte saranno definite dopo che la commissione da me insediata per lo studio degli effetti della riforma Dini avrà concluso i suoi lavori."
E' un dato di fatto che l'attuale sistema previdenziale presenta lati critici di grande rilievo: per i lavoratori, la prospettiva di pensioni inadeguate; per le imprese, un onere contributivo insopportabile. Come intende intervenire il Governo?
"Come ho detto prima, la riforma ulteriore del sistema previdenziale è negli obiettivi del Governo. Occorre in linea generale ridurre la pressione contributiva, garantendo pensioni adeguate, eliminando nel contempo gli squilibri tra giovani e lavoratori vicino alla pensione.
Ciò sarà possibile con l'avvio di un sistema alternativo a quello pubblico, oggetto della verifica con le parti sociali."
Il Governo è giustamente preoccupato di evitare un autunno caldo sul fronte sociale. Ciò significa rinunciare a fare le riforme promesse?
"Assolutamente no.
Questo Governo nasce con un programma di riforme molto importante, che Governo e maggioranza intendono realizzare nei tempi previsti. Saranno consultate le parti sociali, a cui chiederemo di fornire la loro ricetta per il nuovo welfare.
Dopodiché, il Governo prenderà le decisioni che riterrà utili per i cittadini. Se tutte le parti sociali accetteranno - come mi auguro - il metodo del dialogo sociale, non c'è alcun motivo perché ci sia un autunno caldo."
I fondi previdenziali non sono ancora decollati. Quali misure il Governo intende adottare al riguardo?
"La vera riforma della previdenza è lo sviluppo del sistema alternativo a quello pubblico tradizionale, basato sui fondi pensione (chiusi o aperti).
Perché i fondi diventino attrattivi per i lavoratori occorre intervenire sulla leva fiscale e contributiva, rendendo così competitivi i fondi stessi.
Ci sono varie proposte sul tappeto, tra cui la possibilità di utilizzare il Tfr maturando, in tutto o in parte, per finanziare il nuovo sistema. Sono proposte che stiamo valutando e su cui presto prenderemo una decisione."
L'art 18 dello Statuto dei Lavoratori sui licenziamenti è davvero un tabù o può esserci spazio per una riforma ragionevole?
"C'è spazio per una riforma ragionevole. Sono interessati Confindustria e altre associazioni di categoria, ma anche i sindacati.
Stiamo lavorando cercando di evitare le radicalizzazioni ideologiche e le strumentalizzazioni che quest'estate hanno alimentato le polemiche. Il problema è come coniugare flessibilità in uscita e diritti costituzionali dei lavoratori.
E' un esercizio difficile, ma non impossibile: ci sono già alcune buone soluzioni che stiamo valutando."
Il frontalierato rappresenta da sempre un fenomeno critico per il Varesotto: quando l'economia ticinese tira, attrae risorse professionali qualificate dalle nostre imprese; quando va meno bene ci riversa dei carichi sociali legati alla disoccupazione. Pensa che si possano trovare, insieme alla Confederazione Elvetica, degli accorgimenti per ricondurre il fenomeno in un ambito di normalità?
"Ho ben presente il problema.
Al riguardo, in agenda sono già stati inseriti alcuni incontri con le autorità elvetiche per creare le condizioni che garantiscano i lavoratori italiani che lavorano in Svizzera."

09/13/2001

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