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Quando Varese era capitale del turismo

Una storia ricca quella del turismo varesino, testimoniata da illustri testi letterari. Nobili e intellettuali da tutt'Europa entusiasti di fronte alla bellezza e varietà delle nostre zone.

Pagine di grande splendore sono state scritte nel libro del turismo varesino, che ha origini antiche. Le prime partono dall'epoca romana per arrivare alla Milano imperiale e con il procedere dei secoli, quello che assieme al mercato divenne una punta di diamante per la città, trovava nella salubrità del clima e nella bellezza della natura un ottimo motivo per continuare a rigenerarsi. Non senza dimenticare la presenza di altrettanto splendidi anfitrioni che rispondevano, per esempio, al nome di Francesco III d'Este, governatore della Lombardia per volere di Maria Teresa d'Austria. E in quella che più tardi venne definita dal Leopardi la "Versailles della Lombardia", il principe trascorse la sua vita allegra e festosa, tra lo sfarzo e il piacere, creando una scenografia adeguata come il suo palazzo (l'attuale municipio) e il suo giardino, la cui architettura si ispira a quella della reggia di Schonbrunn. Molti i nobili milanesi, che, per poter partecipare meglio alle feste del borgo, fissarono qui la loro dimora, aggiungendosi agli altri, come i Litta, gli Orrigoni, i Trivulzio, i Molinari, i Menafoglio, i Castiglioni, i Melzi, soliti villeggiare nelle splendide ville in stile barocchetto teresiano, costruite sui colli circostanti.
Questa nobiltà villereccia andava a gara ad ospitare personaggi illustri, quali il Parini che soggiornò nel 1775 a Villa Recalcati, dove compose un sonetto in onore della beata Caterina Moriggia, dopo essere salito al Santuario della Madonna del Monte. A Villa Molinari nel 1779 ne dedicò uno alla principessa Giuseppina Teresa Maria, vedova di Vittorio di Savoia, che ivi villeggiava. Il Regio Ducale Teatro, voluto dal Duca nel 1779, rappresentò l'ambiente ideale per fare quattro chiacchiere, giocare a scacchi e ascoltare musica, il cui repertorio presentava interessanti atteggiamenti d'avanguardia. Alla nobiltà milanese, infatti, bisognava dare l'occasione di divertirsi anche con musiche nuove che avrebbe potuto ascoltare a Milano. Il secolo XIX ebbe come palcoscenico di grande rilievo il lago di Varese (già peraltro rappresentato negli affreschi quattrocenteschi del castello di Masnago come luogo ideale di villeggiatura per i nobili Castiglioni) e come primi attori i Litta, innamorati a tal punto di questa scenografia da condurvi i loro ospiti su particolari "gondole" che attraccavano sempre più frequentemente all'isola Camilla (l'attuale isola Virginia), chiamata così in onore della moglie del duca. Luogo bucolico e solitario, ricco di essenze rare volute dai proprietari, dava l'opportunità di ritemprarsi dalle "fatiche" che la vita di società imponeva ai nobili.
Innamorato del lago di Varese e del Sacro Monte, fu lo scrittore romantico francese Henry Beyle, meglio conosciuto col nome de plume di Stendhal. Nel 1811, giunto in città in seguito ad una passione amorosa, ebbe a scrivere nel suo Journal: "Io parto questa mattina alle otto da Varese per Laveno dove arrivo alle undici. Attraverso un paese tale che la mia immaginazione non può desiderare nient'altro". Quando ritornerà qualche anno dopo scriverà : "Noi stiamo pescando del pesce persico sul lago di Varese". Il lago, come Varese e Gavirate furono legati al nome di Giosué Carducci che con la giovane poetessa Annie Vivanti vi trascorse giornate serene all'insegna dell'ufficialità e di lunghe conversazioni sul lago e al caffè Veniani di Gavirate, dove poté gustare la specialità dei "Brutti e Buoni".
L'apertura del Grande Albergo Excelsior a Casbeno il primo luglio 1874 nell'antica Villa Recalcati - Morosini fu strettamente legata alla costruzione dell'ippodromo. "Stava per nascere l'industria del turismo e di lì a poco - scrive Silvano Colombo - la tradizione del mercato di cavalli si sarebbe nobilitata in un complemento di quella con le corse, al trotto, al galoppo nell'ippodromo". Con le sue 145 stanze, alcune veri e propri appartamenti, arredate con mobili autentici del '700, l'albergo ospitò molti reali europei (fra i quali il principe Tommaso di Savoia e la principessa Isabella di Baviera che qui conclusero le loro nozze), scrittori, artisti, scienziati, musicisti dai nomi prestigiosi. Un'elettissima clientela richiamata da un efficace battage pubblicitario e dai due nuovi e imponenti alberghi liberty (il Palace sul Colle Campigli, e il Grand Hotel Campo dei Fiori, progetto dell'architetto Giuseppe Sommaruga all'arrivo della funicolare) e anche da un primato: un ridotto percorso di golf da considerare uno dei primi, se non il primo in assoluto in Italia. Intanto le mete per i villeggianti erano tante: il Sacro Monte, il Campo dei Fiori, la Valganna e il lago di Varese con la sua isola, dal 1865 di proprietà della famiglia Ponti che, come i Litta, lo rese un centro animato e promosse congressi sulle recenti scoperte archeologiche ivi iniziate dall'abate Antonio Stoppani e risalenti al Neolitico. Visitatori insigni ebbe il piccolo museo, come un componente della famiglia reale, il duca degli Abruzzi che vi giunse su invito dei Ponti l'11 agosto del 1901. "Quando si sbarcò sull'isolino - scriveva la Cronaca Prealpina - S.A.R. visitò il prezioso e raro museo di oggetti preistorici, segnando la propria firma sull'album e poscia nello chalet, dove era predisposto un sontuoso rinfresco".
Esposizioni si susseguirono in quegli anni a Varese, volte a valorizzare i prodotti dell'agricoltura e delle industrie della nostra plaga. Accanto, sezioni speciali di storia e arte antica, di arte industriale, di istruzione, di previdenza e di sport. E intanto, un occhio era sempre volto al lago, le cui acque il 15 agosto 1904 furono solcate per la prima volta dal vaporetto "Gavirate", voluto da un gruppo di notabili della zona per valorizzare le sue bellezze e incrementare così la villeggiatura. La linea Schiranna - Gavirate - Isolino con sei corse settimanali e sette festive vide, il giorno dell'inaugurazione, un pubblico eccezionale al punto che si dovette raddoppiare le corse e rimorchiare numerose barche. L'avvenimento fu ampiamente pubblicizzato e fu tale il successo dell'iniziativa che il comitato organizzatore si affrettò ad acquistare un altro battellino più capiente (cinquanta posti) e un barcone per il rimorchio dei natanti.
Le pagine auree del turismo varesino ebbero capitoli "intrisi" di quell'entusiasmo e di quella vitalità che caratterizzò tanti notabili della nostra zona i quali, all'amore per la loro terra, seppero unire uno spirito imprenditoriale dei più considerevoli.

05/09/2002

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