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Cicale mute?

Ultim'ora…dall'Unione Industriali

"Confindustria smetta di fare la cicala" titolava La Padania, organo di stampa della Lega Nord il 22 settembre. E nel sottotitolo una dichiarazione dell'On. Massimo Polledri, medico, parlamentare leghista piacentino, per il quale "Anche per lei è giunta l'ora di sudare, magari più degli altri". La stessa Padania, il 1° settembre, aveva reagito alle critiche espresse da Confindustria al blocco delle tariffe dei servizi pubblici - provvedimento ritenuto inadeguato a combattere l'inflazione e in contrasto con l'irrinunciabile processo di liberalizzazione dei mercati - riportando una dichiarazione di Umberto Bossi così sintetizzata nel titolo del pezzo: "Vota la gente, non Confindustria", che equivale a dire: poiché le imprese non votano, non contano nulla.
Ci era sembrato, ascoltando in campagna elettorale le dichiarazioni di tutti i partiti appartenenti alla Casa delle Libertà, che l'attuale coalizione di governo fosse ispirata da principi e programmi liberali e liberisti. Affermazioni come quelle apparse su La Padania fanno sorgere però seri dubbi.
Le imprese conducono tutti i giorni una lotta strenua per vincere la difficile sfida competitiva e il sudore è già da molto tempo una costante per tutti quanti operano nelle imprese: imprenditori e lavoratori. Le difficoltà che le imprese incontrano dipendono in buona misura anche dai sovra-costi di un sistema-paese che ne appiattisce le potenzialità: troppe tasse, troppi oneri sociali, troppo cara l'energia, infrastrutture di trasporto non all'altezza, ecc. ecc.
Di tutte queste diseconomie il partito della Lega Nord, in quanto componente della Casa delle Libertà, sembrava proprio avere piena consapevolezza e ferma intenzione di porvi rimedio. Ora, improvvisamente, dall'organo del partito ci sentiamo dire che le imprese sono cicale. Ma c'è di più. Quando Confindustria - legittima rappresentanza del sistema industriale in forza delle 111.000 imprese associate per 4.200.000 addetti, quella rappresentanza cui la Costituzione della Repubblica assegna un ruolo di portavoce del settore economico in quanto componente del CNEL (il Consiglio Nazionale dell'Economia e del Lavoro) - osa avanzare riserve come ha fatto a proposito del provvedimento illiberale sulle tariffe e a proposito della stangata fiscale con la quale, per sistemare i conti pubblici, sono state ancora una volta colpite le imprese (non solo quelle di maggiori dimensioni, come si vuol far credere, ma si stima almeno 125.000 imprese - piccole, medie e grandi - dell'industria, dell'artigianato, del commercio), ecco che ne ottiene uno sprezzante disconoscimento di ruolo con l'argomento, politicamente e costituzionalmente del tutto fuori luogo, che tanto… "Confindustria non vota".
Considerato che l'Unione degli Industriali della Provincia di Varese - cui aderiscono oltre 1.400 imprese del territorio, per la quasi totalità piccole e medie - è un'importante componente di Confindustria, ci piacerebbe sapere se questi sono gli effettivi convincimenti della Lega Nord e, in particolare, se lo sono dei numerosi parlamentari eletti in provincia di Varese.

09/25/2002

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