Varesefocus.
Unione degli Industriali della Provincia di Varese
Varesefocus

 
 

Arcumeggia tavolozza dipinta

Una passeggiata nel "borgo dipinto" più famoso d’Italia. Dove il tempo scorre lento e i muri delle case conservano la tecnica antica e difficile dell’affresco.


Preferisco visitare Arcumeggia evitando l’estate e i periodi di maggiore afflusso turistico, privilegiando magari le ore di primo mattino o quelle tardo-pomeridiane e della prima sera. Allora il borgo dipinto offre ancora le atmosfere di un tempo, quando la vita stava tutta nell’orizzonte delle case di sasso tanto vicine da farsi il solletico le une alle altre, nei boschi di faggio e castagno che ancora si perdono giù nella valle e su verso la cima del Cuvignone, al più nelle lontane pennellate d’azzurro che ricordano la presenza non lontana del lago Maggiore.
E poi silenzio, tanto silenzio. Ecco, il passaggio presente tra estate ed autunno può costituire un buon momento per visitare con tranquillità, magari assieme a tutta la famiglia e lasciandosi guidare dall’istinto, anche senza seguire un filo preordinato, uno dei paesi più noti del Varesotto. In alternativa, nei fine settimana la Pro Arcumeggia è in grado di organizzare visite guidate.
Una storia iniziata quasi mezzo secolo fa.
"Arcumeggia - scriveva Piero Chiara alla metà degli Anni Sessanta - è non solo un ritorno e una ripresa della tradizione artistica lombarda, ma anche la celebrazione del popolo delle Prealpi, per secoli operoso in ogni parte d’Europa". Da questo angolo di Valcuvia, oggi frazione del comune di Casalzuigno, avevano mosso per secoli schiere di muratori alla volta della Svizzera e della Francia, non diversamente del resto da chi abitava i paesi del fondovalle.
E proprio alla Festa dell’emigrante celebrata il 6 febbraio 1956, il direttore dell’Ente di Promozione Turistica, Manlio Raffo, lanciò l’idea di chiamare i maggiori artisti italiani del tempo ad affrescare le case esterne del paese, proposta ufficializzata il successivo 26 febbraio.
Dopo diversi contatti da parte di un Comitato Organizzativo, aderirono all’idea dieci pittori: Achille Funi, Gianfilippo Usellini, Eugenio Tomiolo, Francesco Mencio, Fiorenzo Tomea, Giovanni Brancaccio, Enzo Morelli, Giuseppe Montanari, Bruno Saetti e Ferruccio Terrazzi. I primi affreschi vennero inaugurati nel luglio di quello stesso anno e l’entusiasmo fu tale che già nel luglio ‘57 venne inaugurata la Casa del Pittore, un luogo dove gli artisti avrebbero potuto soggiornare in piena tranquillità; ad essa farà seguito anche la bottega del Pittore, una piccola galleria d’arte aperta anche ad altre espressioni artistiche.
La passione dell’affresco ha trasformato il paese. Insomma per un paese di poche decine di abitanti, invaso da turisti e celebrità da tutta Italia, che ancora alla metà degli Anni Cinquanta era collegato col resto della Valcuvia tramite una stradina polverosa (che oltre l’abitato lasciava il passo ad un semplice sentiero fra i campi), il futuro pareva tutto rose e fiori. La storia ci dirà che non sarà così, che il boom economico e la motorizzazione di massa relegherà Arcumeggia, come del resto tutto il Varesotto, ad un ruolo di secondo piano nel panorama turistico nazionale; tuttavia la galleria dell’affresco crebbe, si arricchì di firme prestigiose (attualmente sono trentacinque le opere presenti, da Carpi a Salvini, da Monachesi a Sassu, da Brindisi a Montanari, solo per citare qualche nome), fino a conoscere in questi ultimi anni un rinnovato interesse anche grazie alla Convenzione per la salvaguardia dei beni artistici e paesaggistici di Arcumeggia (composta da Comunità montana, Provincia, Apt, Comune, Pro Arcumeggia) e all’inserimento come capofila nell’Associazione italiana paesi dipinti (ben 68 lungo tutto lo Stivale!). Sono scene di prevalente vita agreste, scorci di paese, richiami alla dura esistenza quotidiana di contadini, pastori ed emigranti, a volte soggetti popolari a sfondo religioso; e poi ci sono le Stazioni della Via Crucis, così come affreschi lasciati dagli allievi nelle corti, sotto i porticati, lungo le vie. Nonostante il loro stato di conservazione non sia sempre ottimale (il compianto Giancarlo Peregalli stava lavorando ad un centro di documentazione “premessa indispensabile ad ogni possibile intervento di restauro"), meritano una visita, magari nella stagione che accende di gialli e di rossi i boschi della Valle e nelle ore in cui il silenzio penetra più forte nel cuore e nella mente.
“La passione dell’affresco - concludiamo citando ancora Chiara - ha trasformato un intero paese in una mostra capace di documentare una tecnica mai abbandonata dalla pittura italiana".


Giuseppe Cerini, scultore dimenticato fra Otto e Novecento

"Si racconta che due grosse corna di caprone appese tra le file di pannocchie su una lobbia lo attraevano con stupore per la loro forma, la loro espressione di forza e vigore e nello stesso tempo per la loro semplice fattura rugosa e forte all'attacco e lucida e filante alle punte". Gregorio Cerini, poeta e autore di teatro noto per aver dato dignità di lingua al dialetto locale (lui è l'anima dei Vosa Pen e della Corte dei Sofistici, rispettivamente gruppo dilettantistico teatrale ed associazione culturale), ricorda così Giuseppe Cerini, scultore grande e dimenticato che proprio in Arcumeggia ebbe i natali nel 1862 e che riposa nel piccolo cimitero del paese. Sue opere - mezzi busti, volti celebrativi, esempi mitologici - si trovano non soltanto nei paesi attorno (Besozzo, Caravate, Calsalzuigno, Cittiglio, Cuvio, Duno, Gemonio), ma a Torino, Bra, Ceva, in Svizzera, Russia, Argentina e, quasi certamente, in altri Paesi dove tuttavia la ricerca non è ancora arrivata. Ad Arcumeggia è visitabile la tomba di famiglia, con l'armoniosa figura di donna entro un portale in stile liberty, che compendia l'ideale di sculture del Nostro, in equilibrio tra tecnica raffinata e leggiadria di affetti romantici; così come una sosta meritano i gessi preparatori conservati nella via che porta il suo stesso nome ed il "Cristo con la croce", bassorilievo conservato nella chiesa parrocchiale. La Corte dei Sofistici ha realizzato nel 1999 una bella monografia che rappresenta l'unico riferimento completo per avere un quadro complessivo della vita e dell'opera di Giuseppe Cerini. Una storia completa degli affreschi si trova invece in "Arcumeggia. La galleria all'aperto dell'affresco", Macchione Editore, 1997.
.
Fra polenta e selvaggina

Una visita di un paio d’ore al paese può bastare, anche se il luogo merita qualcosa in più, magari per visitare anche i dintorni approfittando di antiche mulattiere, sentieri segnati. Due sono le possibilità per pranzare, o anche soltanto per fare uno spuntino, rimanendo nel centro del paese.
Nella minuscola piazzetta Malcotti troviamo lo storico "Ristorante del Pittore", locale adatto anche per banchetti, dove si può scegliere tra un menù piuttosto raffinato ed uno più rustico, segnato magari da prelibati salumi caserecci, sempre comunque ad un costo medio accessibile (Tel. 0332 650116). In via Cerini si trova invece l’"Osteria del Bocc" (che non significa "buco", ma "capra"), un locale assolutamente famigliare, con caminetto spesso acceso e polenta fumante cui accostare selvaggina. Soprattutto in questo secondo caso, data l’esiguità di posti a sedere, è sempre meglio prenotare (Tel. 0332 624318).
A circa tre chilometri dal paese, in splendida posizione panoramica sul Verbano, è la "Trattoria Sant’Antonio", con piatti tipici a base di carne e ottimi dolci fatti in casa. In tutt’e tre i casi l’ambiente è quello informale di un bel ritrovo fra amici all’insegna della buona tavola.

09/25/2002

Editoriale
Focus
Economia
Inchieste
L'opinione
Territorio

Politica
Vita associativa
Formazione
Case History
Università
Storia dell'industria
Natura
Arte
Cultura
Costume
Musei
In libreria
Abbonamenti
Pubblicità
Numeri precedenti

 
Inizio pagina  
   
Copyright Varesefocus
Unione degli Industriali della Provincia di Varese
another website made in univa