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Dove va l'Export

I dati sull'andamento delle esportazioni varesine. Il passato e le prospettive. Guerra permettendo.

In un momento di tanta instabilità a livello mondiale viene da chiedersi quali siano le prospettive legate all'economia e, in particolare, all'esportazione. Per una provincia come la nostra, che esporta più del 30 % della sua produzione complessiva, quali sono le premesse e le attese per il prossimo periodo?
L'analisi dell'andamento in prospettiva dell'export deve tenere conto della dinamica dell'ultimo anno. I dati attualmente disponibili, relativi ai primi 9 mesi del 2002, indicano che il commercio estero in provincia di Varese ha tenuto almeno a valore (+0,1% le esportazioni; -2,3% le importazioni; un saldo positivo per 942 milioni di euro in crescita dell'11%) nonostante il rafforzamento dell'euro. Ma il dato aggregato nasconde una realtà molto differenziata: il tessile abbigliamento pur mantenendo un saldo positivo ha visto contrarsi di circa l'11% le proprie esportazioni. L'esame dei dati di dettaglio suggerisce che la sofferenza si è registrata soprattutto per effetto della caduta del mercato statunitense (che si è quasi dimezzato scendendo a livelli di assorbimento simili a quelli della Svizzera) a cui si è associato un cedimento anche sulla piazza europea (Germania e Francia in particolare).
Differente la situazione nel metalmeccanico, il più importante settore produttivo locale, che pesa per quasi il 60% dell'export varesino, ha registrato un incremento del 4,8% delle esportazioni. Interessante all'interno di questo macrosettore esaminare la dinamica esportativa dei comparti legati alla produzione di beni di investimento ed in particolare i macchinari produttivi (tessile, carta, vetro lavorazione metalli plastica ecc.) ed alle macchine utensili. Si tratta di settori che nel 2002 hanno complessivamente subito un rallentamento dell'export dovuto alla stagnazione dei loro mercati di sbocco primari (Germania e Stati Uniti), ma nei quali si assiste, tuttavia ad un fenomeno di riposizionamento dell'offerta verso paesi che si sono affacciati da poco sul mercato, ma che conquistano rapidamente posizioni, come Cina o Iran. Il comparto, che per peso relativo (10,7% dell'export varesino) e dinamica positiva (+59,7%) ha trainato le esportazioni provinciali, è stato quello dell'elettrodomestico. Ha praticamente mantenuto invariato il livello di esportazioni un altro dei settori trainanti dell'export varesino, ossia il settore degli articoli in materie plastiche (che rappresenta circa il 9% dell'export locale).
E' invece peggiorata la performance del settore chimico.
Messe a fuoco queste valutazioni, cosa ci si può attendere in prospettiva? Se ne possono trarre le seguenti osservazioni.
La dinamica delle nostre esportazioni dipenderà dall'andamento della domanda internazionale e, quindi, dal manifestarsi della ripresa nei nostri principali partner commerciali (area europea ed USA) che attualmente vivono una fase di debolezza congiunturale e per i quali le più recenti previsioni (ISAE) indicano ancora tassi di crescita contenuti nel 2003 (USA +2,5% ed Europa +1,5%). Esistono tuttavia, ed il caso del settore delle macchine utensili e dei macchinari lo dimostra, nuove opportunità che si vanno manifestando anche in altri paesi di più recente industrializzazione e per i quali le previsioni internazionali lasciano ben sperare come ad esempio in Cina, dove il PIL sta crescendo a tassi vicini al 10% circa, o paesi meno “consueti”, ma verso i quali ci sono margini per aumentare le proprie quote di mercato (vedi Iran, che sta diventando un mercato interessante... guerra permettendo !!!).
Se queste sono le tendenze di base, tuttavia persistono sull'andamento del commercio mondiale le pesanti ipoteche legate alle conseguenze del conflitto in Iraq.
Ci si può attendere che la guerra avrà un impatto diretto e considerevole sui prezzi del greggio, anche se i primi giorni del conflitto non hanno registrato l'esplosione che alcuni si attendevano.
Inoltre non è da escludere che la spaccatura dei rapporti geopolitici all'interno dei paesi ONU possa generare fenomeni di redistribuzione dei flussi commerciali, in funzione delle nuove alleanze che si sono create.
Da ultimo, non si può ignorare che la durata e le sorti del conflitto influenzeranno anche i rapporti di cambio del dollaro, che rimane la principale moneta di riferimento per gli scambi internazionali, trascinando con sé nuovi equilibri competitivi tra i flussi di esportazione.

03/27/2003

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