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Distretti industriali e metadistretti. Il Varesotto c'è alla grande

La Regione Lombardia ha rifatto la mappa dei distretti industriali. Una novità: ora compaiono anche i metadistretti. Ottimo piazzamento della provincia di Varese.


Biotecnologie, biotecnologie alimentari, design, moda, nuovi materiali: sono questi i nuovi nomi dello sviluppo. Attività produttive che, in tutta la regione, comprendono più di 400 comuni e oltre 274mila addetti. Sono le cifre di una rivoluzione industriale che investe a pieno titolo la provincia di Varese, da sempre definita "multidistretto produttivo", ovvero una realtà territoriale in cui un diffuso spirito imprenditoriale si è concretizzato nei più diversi settori economici.
Lo testimonia proprio la nuova delibera licenziata dal Pirellone. Con i suoi 55 comuni, Varese risulta essere una provincia che può dire la sua nell'ambito di quattro "metadistretti" su cinque, con l'esclusione cioè del design. Va forte, al contrario, nel settore dei nuovi materiali (dalla plastica ai metalli, dai preziosi alle fibre ottiche), e nell'ambito della moda riesce a far "mangiare polvere" alla stessa Milano, con 22 comuni contro i 12 dell'area meneghina.
La provincia varesina, in altre parole, sembra poter rispondere a testa alta alla sfida lombarda dei metadistretti, ultimo tratto di strada di un cammino che parte da lontano. Come l'esperimento lanciato dalla nuova delibera è il primo avviato in Italia, così fu sempre la Lombardia, nel '93, a disegnare concretamente i distretti industriali, in modo da mettere in moto il meccanismo dei fondi, delle politiche di sostegno e di settore a favore del sistema produttivo. Dopo anni in cui quasi tutto è cambiato, è ancora la Lombardia a fare da apripista e Varese continua ad essere in prima fila.
I DISTRETTI INDUSTRIALI, NUOVI STRUMENTI DI POLITICA INDUSTRIALE NELL'OTTICA DEL CRESCENTE FEDERALISMO
La nuova delibera regionale che disegna i cinque metadistretti, è soltanto l'esito ultimo di una complessa vicenda che ha accompagnato lo sviluppo industriale italiano e lombardo. Una vicenda che vede un primo traguardo nella legge dello Stato n. 317 del 1991, principi ed articoli che sanzionavano una situazione di fatto esistente da tempo. Una semplice cornice che spettava poi alle regioni riempire, uno strumento, tuttavia, che consentiva l'assegnazione di incentivi ad imprese accomunate dalla medesima appartenenza ad uno stesso territorio e operanti nello stesso settore produttivo.
La Lombardia fu una delle regioni più tempestive ad individuare i distretti, riempiendo la "scatola vuota" offerta dal Parlamento nazionale. Furono 20 i distretti previsti dal Pirellone con la legge regionale n. 5/43192 del 1993: i comuni del Varesotto (27, per un totale di 31mila addetti) furono collocati - insieme ai 23 comuni milanesi - nell'ambito del distretto industriale Asse del Sempione (tessile-cotoniero). Sia pure con la finalità di assegnare fondi di non eccezionale rilevanza, si affacciava timidamente un principio di decentramento della gestione delle politiche industriali. I distretti erano stati individuati infatti dagli uffici regionali, la gestione delle risorse avveniva a livello locale, grazie ad enti che approvavano i progetti e assegnavano i fondi. Eppure, tutto sommato, non si trattò di un'iniziativa in grado di imprimere una svolta significativa sul piano industriale, limitandosi a promuovere interventi di routine. Articolare la gestione delle risorse in questi termini finì per conferire un ruolo centrale al territorio più che alle imprese, ma l'impegno legislativo lombardo segnò una direzione di marcia e confermò un'attenzione che, pur adeguati ai cambiamenti successivi, continuarono a svilupparsi.
DUE DISTRETTI INDUSTRIALI SU BASE STATISTICA IN PROVINCIA DI VARESE
Occorre arrivare all'anno in corso per registrare un'ulteriore tappa nel cammino verso il decentramento delle politiche industriali. Con la deliberazione della Giunta regionale del 16 marzo 2001, i distretti dai 20 che erano sono diventati 16. Una riduzione significativa, operata in base alle valutazioni su base statistica dei super esperti del Centro di Ricerca per lo Sviluppo del Territorio dell'Università Cattaneo di Castellanza, svolta su incarico della Regione Lombardia. Il sistema produttivo del Varesotto esce così dall'eterogeneo distretto dell'Asse del Sempione per dare vita a due nuovi distretti. Il primo è quello della Valle dell'Arno, specializzato nella produzione e lavorazione dei metalli. Esso comprende 11 comuni, per un totale di 12mila addetti. L'altro distretto che interessa la nostra provincia è quello del Gallaratese, che invece è specializzato nelle confezioni e nell'abbigliamento, conta 9 comuni e raggruppa 26mila addetti. Si persegue, in questo modo, una più precisa definizione dei distretti industriali, coniugata con una sempre più decisa opzione a decentrare il
governo delle risorse per lo sviluppo. Una situazione che la recente delibera lombarda sui metadistretti è destinata ad arricchire, facendo tesoro di un dibattito sempre più maturo sul federalismo avviato, in maniera coerente e decisa, dalle leggi Bassanini.
QUATTRO METADISTRETTI SU CINQUE, NEL VARESOTTO
Il provvedimento del Pirellone disegna la nuova mappa delle aree sistema locali, che riguardano quasi 276mila addetti per 423 comuni coinvolti, molti dei quali presenti in più aree industriali. La "filosofia" del legislatore regionale è chiara: "l'evoluzione del sistema produttivo - si legge nel testo del Pirellone - è fortemente connessa con lo sviluppo delle tecnologie, in particolare delle tecnologie dell'informazione, con rilevanti fenomeni di delocalizzazione produttiva". Una delibera, dunque, che è una risposta alle sempre crescente globalizzazione anche dell'economia locale, che può trovare nelle sinergie con la ricerca più innovativa la chiave giusta per il successo. Considerazioni di fondo condivise dal mondo economico e imprenditoriale varesino, come hanno dimostrato la convinta adesione di Provincia di Varese, Unione degli Industriali e Camera di Commercio al progetto dei metadistretti e il loro contributo all'elaborazione della nuova mappa approvata dalla Regione Lombardia. Con 55 comuni interessati (sui 141 che formano la realtà provinciale) e i quasi 37mila addetti, il Varesotto si trova in "pole position" sul nuovo fronte delle politiche industriali. La sua presenza varia a seconda dei compartimenti: più scarsa nelle biotecnologie (7 comuni, 4mila addetti) e nelle biotecnologie alimentari (2 comuni, un centinaio gli addetti). Più significativa, invece, nell'ambito dei nuovi materiali (24 comuni, 7mila addetti), e addirittura "da record" se si guarda alla moda: qui, con 22 comuni e più di 25mila addetti, Varese è seconda soltanto alla provincia di Brescia. Manca del tutto, come si è detto, nell'ambito del design.
ORA, I PROVVEDIMENTI APPLICATIVI PER LE PREVIDENZE
Ora che la delibera ha individuato i metadistretti in Lombardia, un passaggio fondamentale è stato realizzato, ma la sfida è appena all'inizio. Resta infatti incerta l'entità complessiva dei fondi che saranno messi a disposizione (finora sono stati investiti un centinaio di miliardi). Non è stato ancora aperto neppure il capitolo delle iniziative imprenditoriali che saranno concretamente sostenute, con l'obiettivo di rafforzare ulteriormente un'economia regionale che è già forte sui mercati esteri. Restano cioè da definire, sia per i distretti tradizionali, sia per i metadistretti, le politiche di intervento e le azioni di sostegno che andranno a favore dello sviluppo del tessuto produttivo nel suo complesso e non necessariamente indirizzati alle singole imprese.
Approvata la legge e creati i cinque metadistretti lombardi, adesso inizia la vera partita tutta da giocare.

PRIMA

Distretto industriale tessile-cotoniero "Asse del Sempione"
27 comuni (oltre a 23 comuni della provincia di Milano), per circa 60.000 addetti totali.
ORA

Distretti industriali
  • confezione e abbigliamento (9 comuni) Arsago Seprio, Cairate, Cardano al Campo, Casorate Sempione, Cassano Magnago, Ferno, Gallarate, Lonate Pozzolo, Samarate
  • produzione e lavorazione metalli (11 comuni) Albizzate, Brunello, Carnago, Castelseprio, Cavaria con Premezzo, Crosio della Valle, Jerago con Orago, Lonate Ceppino, Oggiona con Santo Stefano, Solbiate Arno, Sumirago

Metadistretti
  • moda (22 comuni) Arcisate, Arsago Seprio, Besnate, Busto Arsizio, Cairate, Cardano al Campo, Carnago, Casorate Sempione, Cassano Magnago, Cavaria con Premezzo, Fagnano Olona, Ferno, Gallarate, Gorla Maggiore, Gorla Minore, Jerago con Orago, Lonate Pozzolo, Mornago, Olgiate Olona, Solbiate Olona, Somma Lombardo, Sumirago
  • materiali (24 comuni) Besozzo, Bodio Lomnago, Brunello, Buguggiate, Castelseprio, Castiglione Olona, Castronno, Gavirate, Gerenzano, Gornate Olona, Ispra, Lonate Ceppino, Malnate, Marnate, Morazzone, Oggiona con Santo Stefano, Saronno, Tradate, Uboldo, Varano Borghi, Varese, Vedano Olona, Venegono Inferiore, Venegono Superiore
  • biotecnologie alimentari (2 comuni) Luino, Rancio Valcuvia
  • biotecnologie non alimentari (7 comuni) Busto Arsizio, Cairate, Caronno Pertusella, Gerenzano, Ispra, Origgio, Varese

In totale, tenuto conto delle sovrapposizioni tra comuni appartenenti a più metadistretti, 55 comuni, per circa 100.000 addetti.
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La NOVITA’ lombarda: i METADISTRETTI
Una vera e propria rivoluzione si preannuncia per il sistema produttivo della Lombardia. Sono cinque i "metadistretti" che debuttano con la nuova delibera regionale approvata dal Pirellone. Lo sforzo del legislatore lombardo è stato quello di individuare grandi aree di eccellenza con forti legami esistenti o potenziali con il mondo della ricerca e dell’innovazione. Poli di sviluppo, insomma, in grado di imprimere un deciso colpo d'ala al "made in Lombardy" in tutto il mondo. E' finita l'era in cui esistevano soltanto distretti industriali specializzati, ma legati ad uno stesso territorio. Una prossimità geografica con il fiato corto, oggi, dato che l'imprenditore opera ormai in un mercato globale e le imprese navigano su Internet. E proprio alla Grande Rete sembra essersi ispirato il nuovo corso delle politiche industriali regionali: i metadistretti mettono ancora più in rete le imprese, piccole, medie o grandi, che interagiscono tra loro, e che stringono rapporti di collaborazione e di lavoro comune
con i più avanzati centri di ricerca scientifica e tecnologica. Grandi alleanze, insomma, che spesso trovano in imprese leader quelle che tirano le fila, con l'obiettivo di combattere al meglio gli agguerriti colleghi che operano in altre regioni, affidandosi ad una produzione diffusa che ha l'obiettivo di rendere sempre più competitivo il mondo delle imprese di casa nostra.

11/15/2001

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