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Massimo Ferrario: "Burocrazia e politica fermano lo sviluppo"

Il Presidente della Provincia contro le forze che rendono difficile "fare impresa" sul nostro territorio

La facciata di Villa Recalcati, sede della ProvinciaIl suo mandato scadrà nella primavera del 2002, Massimo Ferrario però fin d'ora appare piuttosto disilluso circa la possibilità di dare una soluzione rapida ed efficace ai tanti, troppi problemi che rendono difficile il fare impresa in provincia di Varese. Così alla domanda se almeno un domani, un domani non troppo lontano, gli imprenditori varesini avranno la possibilità di usufruire di una viabilità meno ingolfata rispetto a quella di oggi, il Presidente della Provincia risponde che "se anche un giorno la viabilità dovesse migliorare, sarà un miglioramento così lento che le nostre strade non saranno mai meno ingolfate di quanto lo siano oggi".
I tempi, insomma, sono tali che l'aumento del parco auto circolante è comunque più rapido della realizzazione delle opere: è questo il suo pensiero?
"E' proprio così. Se e quando la Tangenziale di Varese, il tratto di Pedegronda che ci interessa, la Milano-Torino relativamente a Malpensa dovessero arrivare, sarà comunque troppo tardi rispetto alle esigenze degli automobilisti. Nel nostro Paese non si riesce più a pianificare: è un continuo inseguire l'emergenza. La Pubblica Amministrazione è così lenta, così inefficiente nel rispondere ai bisogni dei cittadini che, di fatto, non si riesce a ottiene altro che dei palliativi. Le opere viabilistiche forse arriveranno, ma quel giorno non saranno già più sufficienti a smaltire il traffico. Le posso fare un esempio di lentezza operativa? Quando a Castellanza, anni fa, mi chiedevano una data plausibile di apertura della linea ferroviaria interrata io rispondevo: non prima del 2005. Non mi volevano credere, pensando che fosse un domani troppo lontano. La realtà, purtroppo, è che questi saranno i tempi!"
Provi allora a dirci quando verrà aperta la Tangenziale di Varese…
"Sono molto pessimista. Questo progetto, infatti, è collegato a filo doppio con quello della Pedegronda-Pedemontana. La Regione Lombardia, ancora in questi giorni, mi ha inviato l'ennesimo 'protocollo di accordo' per quest'opera: sono soltanto delle trovate, degli escamotage per far finta di dire che stan facendo qualcosa! La verità è che, siccome non hanno l'assenso dei Comuni della fascia milanese e comasca, non partono neppure i lavori sul resto del tracciato, quello che ci compete. Se invece avessimo noi come Provincia il potere di fare questa strada, io non avrei nessuna difficoltà a sostituirmi allo Stato e all'Anas. Del resto, non possiamo neppure essere titolari della concessione, già nelle mani della Società Pedemontana. A proposito: non è un caso che il capitale sociale di quest'ultima sia diviso esattamente al 50% fra Società Autostrade e Serravalle, senza un preciso padrone: è una modalità per fare in modo che la Società Pedemontana rimanga bloccata e non possa operare! C'è' una precisa volontà politica in tal senso. Ritornando alla Tangenziale di Varese, ammesso che oggi si dica 'partiamo' quest'opera non la vedremo prima del 2010. Io so quali sono i tempi dei progetti esecutivi, della Merloni, dei cantieri e così via…: ci vogliono non meno di dieci anni".
In questo contesto, allora, che fine ha fatto il suo progetto di una Provincia di Varese autonoma sul modello di quelle di Trento e Bolzano?
"E' fermo sempre allo stesso punto. Noi ci troviamo di fronte ogni giorno a un sistema politico dove tutti parlano di federalismo, ma nessuno fa niente. Il problema della provincia autonoma, che ho appena sottoposto anche al Presidente della Repubblica Ciampi, continua a non avere nessuna risposta. I partiti politici più che parlare non fanno: non hanno nessun reale interesse a trasferire competenze alle autonomie locali. Nessun partito vuole realmente farlo! Adesso, alla vigilia delle elezioni, sto assistendo, direi con divertimento, all'ennesima rincorsa fra le forze politiche sul discorso delle regioni autonome: vedremo a che cosa ci porterà questa trovata. Posso scommettere che anche stavolta naufragherà miseramente".
Ma nell'area sud del Varesotto, il dibattito su una nuova Provincia appare vivace…
"E' vero. Si pensa giustamente a una Provincia di Varese allargata, sostituendola a una futura Provincia del Seprio che in realtà nessuno vuole, come modello operativo per una difesa dall'invadenza milanese. L'Alto Milanese sarebbe felicissimo di far parte della Provincia di Varese e l'autonomia sarebbe il collante ideale per raggiungere anche questo obiettivo".
L'aeroporto di Malpensa 2000 è stato inaugurato ormai da un anno e mezzo. Il territorio, nel frattempo, ha fatto qualcosa per coglierne i vantaggi oppure no?
"Molto, troppo lentamente. Adesso, finalmente, si incomincia a parlare di nuove realizzazioni. Ci sono alcuni progetti di grandi alberghi da farsi realmente, non soltanto a parole. A muoversi, però, sono soprattutto i milanesi o i gruppi internazionali: non è il livello varesino che sta cogliendo queste opportunità. Proprio sugli alberghi, io non posso non ricordare che da anni sollecito invano l'associazione di categoria a presentare delle proposte. Alla fine, le proposte sono arrivate ma dalle multinazionali, non dai varesini! Se aggiungo che la Sea di propria iniziativa sta sviluppando l'idea di almeno un albergo all'interno del sedime aeroportuale, allora anche in questo caso posso considerarmi un inutile profeta: per anni ho detto che sul nostro territorio c'è un bisogno di strutture alberghiere e nessun imprenditore varesino ha avuto la lungimiranza di sfruttare queste occasioni. Le compagnie aeree ogni notte continuano a portare 600/700 persone a dormire a Stresa o ad Arona: è incredibile questa cecità! Così la Warner Bross il suo grand hotel con cinema multisala lo farà a Cerro Maggiore, che è nel milanese. Perché i varesini e i varesotti non si svegliano?".
Dopo anni di presidenza, quel è la sua risposta a questa domanda?
"E' una risposta brutta, forse perché vivo la crisi del settimo anno di presidenza. Molti, probabilmente i migliori, fra gli abitanti della nostra provincia, consapevoli della estrema difficoltà di operare con profitto in Italia, hanno preferito spostare all'estero il loro impegno e i loro investimenti. E anche in chi è rimasto non vedo una gran voglia di investire sul proprio territorio. Conosco molti imprenditori con i quali mi confronto su questi temi e la loro risposta alle mie domande è sempre la stessa: i nostri migliori uomini d'impresa preferiscono investire in Svizzera, nell'Est Europeo, in Australia o in America, ma non a casa loro. A questo punto, non dobbiamo stupirci se i grandi alberghi dell'area di Malpensa saranno realizzati dagli inglesi o dagli statunitensi: noi non abbiamo più la voglia di farli, perché evidentemente non ci crediamo più".
Fra dieci anni allora che cosa sarà di Varese e della sua provincia?
"Sarà molto Europa e poco Italia. Di italiani che abbiano voglia di investire all'interno della nostra economia, come detto, io ne vedo molto pochi; al contrario continuano ad arrivare tedeschi, inglesi e americani. E' una constatazione amara, ma veritiera".
Presidente, per l'ultimo periodo del suo mandato ci sono dei progetti che ritiene importanti da realizzare?

"Escludendo le iniziative già avviate e da concludere, il primo obiettivo è quello di riuscire a far partire il decentramento aprendo una serie di uffici nella zona Sud della Provincia. Voglio offrire a tutte le persone e a tutti gli enti interessati la possibilità di avere a portata di mano l'intera gamma dei nostri servizi. Questo vale tanto di più per le imprese, per Comuni e per gli Enti Pubblici, dal momento che la Provincia ha proprio queste categorie come interlocutori privilegiati, non erogando servizi direttamente ai cittadini. In secondo luogo, vorrei ampliare la rete telematica: così la gestione dei "Centri per l'Impiego", da poco passati alla Provincia, non potrà essere altro che in forma telematica. Tramite Internet porteremo direttamente agli imprenditori i servizi offerti da questa struttura: qualunque azienda potrà contattare i data-base dei 'Centri per l'Impiego' . Infine, anche se so che sarà difficile, vorrei fare qualcosa per i settori dello sport e della cultura: mi riferisco al completamento delle celebri incompiute quali il palasport di Masnago o il teatro di Varese. Su questi progetti però sono frenato perché, purtroppo, il dialogo con i Comuni è difficile. Io mi aspetto dalle Amministrazioni Comunali che prima di fare il di più, il fiore all'occhiello, facciano quello che i cittadini si aspettano. Anche in questo caso, in verità, sono sempre più disilluso: siamo ancora in alto mare, per esempio, con la regolarizzazione delle scuole sulla base della legge Masini e, addirittura, dei rapporti con l'Università. Tutti questi ostacoli comunali mi impediscono di essere operativo anche sui versanti della cultura e dell'impiantistica sportiva. Ho le mani legate, nonostante la Provincia goda di un'ampia disponibilità economica grazie al risanamento finanziario attuato in questi anni: basti pensare ai frutti del recentissimo accordo con Unicredito per la rinegoziazione del debito consolidato. Non posso andare incontro ai bisogni dei cittadini neppure laddove i Comuni non sono rispondenti ai loro doveri".

03/06/2000

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