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Busto Arsizio e Gallarate: lo stile liberty incontra l'industria

In questo numero le destinazioni del viaggio "liberty” di Varesefocus sono i centri di Busto Arsizio e Gallarate, i quali custodiscono e conservano notevoli esempi in stile applicati ad un'edilizia privata e, in modo particolare, industriale che ben rappresenta la vocazione imprenditoriale delle due città.

Tessitura Bassetti di Gallarate
LE "CITTA' COTONIERE DELL'ALTO MILANESE”
Agli inizi del secolo scorso, Busto Arsizio e Gallarate conobbero un momento di così grande sviluppo a livello sociale ed economico da essere definite "fiorentissime”. Situate, infatti, in una delle zone più industriali della Lombardia di quel tempo e collegate a Milano da una buona rete di comunicazione, Busto Arsizio e Gallarate potenziarono al massimo l'attività manifatturiera, soprattutto tessile, che già si era sviluppata nel corso dell'Ottocento. Il progresso industriale, dovuto alle innovazioni tecnologiche e ai moderni sistemi di trasporto, rifletteva la notevole spinta per creare e migliorare servizi pubblici come scuole, biblioteche, ospedali e centri di assistenza per anziani e poveri. Inoltre vennero stampati giornali locali e furono creati i primi istituti bancari.
In questo momento di grande vitalità lo stile Liberty diventò espressione del successo degli industriali che lo utilizzarono nella costruzione delle proprie fabbriche e residenze private al fine di mostrare l'importanza sociale acquisita e il benessere raggiunto.
Per la classe dirigente dell'epoca infatti il Liberty rappresentò modernità, innovazione e progresso, ideali di una vita pratica e intraprendente dedicata con successo all'industria e al lavoro.
Professionisti creativi del calibro di Silvio Gambini a Busto Arsizio e Carlo Moroni con Filippo Tenconi a Gallarate, aperti ai nuovi dettami dello stile, su commissione di facoltose e potenti famiglie, progettarono e realizzarono con ottimi risultati edifici architettonici (ville, palazzi, fabbriche, monumenti funebri) che testimoniano ancora oggi un momento storicamente e artisticamente felice di due città della nostra provincia.

Palazzo Castiglioni di Busto ArsizioITINERARIO LIBERTY A BUSTO ARSIZIO…
Quando si parla di Liberty a Busto Arsizio, il primo riferimento d'obbligo va a Silvio Gambini, nato a Teramo ma varesotto d'adozione. Gambini, dopo aver lavorato per il Comune di Busto Arsizio e aver frequentato lo studio milanese di Giuseppe Sommaruga, raggiunge nelle sue opere una maturità artistica che lo porta ad ottenere il titolo di architetto nel 1928 e una prestigiosa fama presso la borghesia imprenditoriale di Busto Arsizio. La città è infatti ricca delle sue opere.
Tra queste, la più importante alla quale Gambini si dedica per circa 20 anni è la Ditta Molini Marzoli-Massari. Si tratta di un complesso industriale di grande equilibrio funzionale ed estetico, costituito da diversi edifici come i fabbricati del mulino, i magazzini per il grano, l'edificio per l'insaccaggio e per gli uffici d'amministrazione. I Molini Marzoli-Massari hanno cessato la loro attività intorno al 1960 e attualmente sono di proprietà del Comune che li ha in parte adibiti a sede del Polo Scientifico Tecnologico Lombardo.
In essi si notano alcuni spunti tratti dall'arte di Sommaruga: Gambini abbellisce l'insieme con ferri battuti (in parte oggi tolti) che ingentiliscono un complesso molto semplice e sobrio caratterizzato dall'uso del mattone intervallato al cemento intonacato. Elementi stilistici come la compattezza volumetrica, l'abbinamento di materiali diversi, la rigorosità ritmica delle linee e delle aperture si trovano anche in un altro stabilimento progettato dall'architetto, la Tintoria Garavaglia, che di recente è stato ristrutturato.
La facciata originaria dell'edificio, è connotata da forte linearità, dovuta alla ripetizione su due piani di doppie finestre separate da linee orizzontali in cemento e da linee verticali, fornite in alto e in basso di una decorazione astratta.
Un'altra opera di Gambini da ricordare è il Palazzo Castiglioni, in modo particolare per le soluzioni decorative della facciata. Finestre, parapetti, pilastrini, capitelli sono finemente abbelliti da grappoli di frutta, foglie di castagno, rami di ippocastano, aquile con ali spiegate, motivi a nastro; il ferro battuto crea giochi di armonie nel portoncino di ingresso e nel balcone del primo piano.
Silvio Gambini realizza anche bellissime residenze private come ad esempio Villa Ferrario e Villa Leone. Villa Ferrario è un elegante edificio rettangolare a due piani che presenta una particolare finestra ovoidale tripartita. Questa, insieme ai mascheroni sulla facciata (elementi ornamentali costituiti da un volto umano di grandi dimensioni), rappresentano chiari riferimenti al nuovo stile. La villa conserva ancora i serramenti originali e degni di nota sono i ferri battutti del cancello e del balconcino. Villa Leone è considerata dagli studiosi come l'opera che segna una svolta nella produzione artistica di Gambini, senza più alcun riferimento a Sommaruga. L'originale villa a due piani, provvista di mansarda, presenta infatti una veranda ad angolo sormontata da una terrazza con travetti disposti a raggiera. Le soluzioni strutturali e decorative adottate conferiscono all'edificio un carattere nuovo e vivace. La terrazza ha una ringhiera a motivi vegetali e geometrici uguali alla cancellata che circonda la casa. Pregevoli i dettagli in rilievo a fiori, foglie e grappoli d'uva che decorano la finestra circolare, le colonne e le cornici.

E A GALLARATE…
Anche gli imprenditori gallaratesi sentirono molto la necessità di aggiornare l'aspetto esteriore dei loro stabilimenti in modo tale che la fabbrica stessa rappresentasse degnamente il progresso e il successo lavorativo da loro raggiunto.
Così Gallarate vide l'edificazione di abitazioni e di fabbriche in stile liberty grazie soprattutto all'architetto Carlo Moroni che lavorò con l'ingegner Filippo Tenconi condividendo un avviato studio professionale in città.
Tra gli esempi della loro collaborazione vi è il complesso della famiglia Borgomaneri, industriali del cotone, costituito dallo stabilimento, la Manifattura Borgomaneri e dalle ville che i fratelli Carlo e Gino si fecero costruire come loro residenza. La Manifattura ha un aspetto alquanto austero tuttavia ingentilito nella parte degli uffici dalle lesene scanalate, dalle ghirlande dei fregi e dalla copertura a timpano. Per la villa del capofamiglia Carlo, Moroni e Tenconi si rifanno in modo preciso ed attento allo stile del Sommaruga in particolare per l'impianto dell'edificio e le decorazioni; attualmente essa è la sede del Circolo di Gallarate. La villa di Gino, invece, è una delle opere liberty più interessanti che la città offre. L'uso del mattone a vista sulle superfici esterne è alleggerito dal cemento che riveste il piano rialzato e definisce gli elementi strutturali e decorativi della casa.
Sempre dello studio Tenconi e Moroni è la Tessitura Bassetti che accosta ecletticamente al cotto e al cemento parti di muro tinteggiate di ocra: il tutto arricchito dagli archi a tutto sesto dell'ingresso principale che vengono scanditi da stemmi con il nome della ditta.
Si ricorda inoltre la Manifattura Maino, edificio all'avanguardia con elementi modernisti. La caratterizzano le finestre arcuate nella parte superiore, la decorazione che corre sotto il lungo frontone, il quale, sovrastando la copertura, crea un certo movimento.
Carlo Moroni raggiunge esiti apprezzabili nei disegni della villa di Vito Borgomaneri, un altro membro della famiglia Borgomaneri, successivamente di proprietà dei Marelli. Villa Marelli oggi ospita un centro sociale e si caratterizza per la sua struttura slanciata grazie anche alla torretta illuminata dalle trifore e munita in cima di una terrazza. Infine, la spettacolare Villa Mauri che domina dall'alto Gallarate e che si distingue per l'originalità dell'architettura e delle decorazioni come i pilastri sulla copertura del tetto, gli archi che precedono l'ingresso e i ferri battuti dai motivi più svariati.


Il particolare che conta

Villa Ottolini ErnestoColoro che furono chiamati alla progettazione e realizzazione di tali architetture erano dei veri e propri artisti, interessati alla cura di ogni dettaglio e particolare che potesse decorare e completare le loro opere. Cancellate, ringhiere, balaustre, finestre, balconi e pavimenti vennero resi più belli grazie all'uso dei ferri battuti, dei fregi in cemento e delle decorazioni in ceramica. Il maestro del ferro battuto, Alessandro Mazzucotelli, diede grande prova della sua arte applicata nelle ville dei fratelli Ottolini, proprietari di uno storico cotonificio di Busto Arsizio. Lo stesso Gambini pubblicò nel 1911 una cartella con 35 tavole di disegni per cancelli ed inferriate dal titolo "Ferri moderni. Idee e schizzi”.

02/23/2007

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