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La centrale Enel di Castellanza: un modello di architettura industriale

La centrale elettrica la cui attività ininiziò nel 1904 ancor oggi si fà ammirare per la sua possanza elegante

Sotto il titolo di "centrale elettrica" si cela una strana ma bella realtà presente lungo l'Olona. Oggi può risultare difficile pensare che l'attuale Olona possa essere definito come una fonte energetica "alternativa" ma la realtà é appunto questa: lungo il fiume, in territorio del comune di Castellanza, esiste una centrale che trae (o meglio: traeva) motivo di esistenza proprio dallo scorrere del fiume.
Agli inizi del secolo scorso, la nostra zona era fortemente impegnata nella ricerca della "nuova" fonte energetica per assicurare il funzionamento dei propri macchinari e delle proprie industrie. Le varie società ed imprese si stavano attrezzando per soddisfare queste esigenze e, partite dai punti dove era più naturale poter attingere alla forza idrica (il Ticino, nei nostri casi), si stavano ingegnando per localizzare i nuovi punti in cui piazzare, ottimizzando, i nuovi punti di produzione e per rispondere alle continue richieste, sempre in aumento.
Se la Tecnologia si stava rapidamente evolvendo, la presenza d'acqua, non sempre necessaria come forza motrice, era comunque indispensabile per assicurare il funzionamento, fornendo sia la base per produrre vapore che il mezzo per raffreddare i vari circuiti.
Partendo da queste richieste e tenendo conto del reale "bacino d'utenza", la Società Lombarda per la Distribuzione di Energia Elettrica individuava, su far del
'900, il sito di Castellanza come luogo ideale: qui si trovava un corso d'acqua con buone caratteristiche di base e da qui si potevano raggiungere, con ragionevole facilità, gli utenti finali del bustocco, del legnanese e dell'intera Valle d'Olona.
La Società, fondata nel 1897, era in grado di attivare nel 1904 la nuova centrale a vapore di Castellanza e di collegarla in rete con le centrali poste sul Ticino e con quelle, sempre in proprietà, poste nella Confederazione Elvetica.
Gli impianti di Castellanza, dunque, assumono fin dalle origini il ruolo di "regolatori" e di garanti nella somministrazione dell'energia elettrica che viene qui collettata con le linee ad alta tensione e da qui ridistribuita nei centri vicini, integrando la quantità di energia necessaria nei momenti di crisi.
L'insediamento, dunque, prevede sia il fabbricato della centrale vera e propria che i piazzali sui quali si collocano trasformatori e sistemi di distribuzione.
Entro l'edificio si montano i turbo-altenatori e le caldaie che vengono fornite dalla Franco Tosi di Legnano (produttrice dei materiali Babcok-Wilcox e Brown Boveri-Parson).
Le ben note traversie dell'Olona impediscono presto il corretto utilizzo dell'acqua e il sito di Castellanza da centro di produzione diviene unicamente snodo di distribuzione e controllo, ruolo che, accanto alla "manutenzione", mantiene ancor oggi.
Tutto il manufatto fu pensato dall'ing. Alessandro Scotti, già progettista di altre centrali per la Società Lombarda, e la sua costruzione ed il suo allestimento furono completate, come detto, nel breve volger di alcuni anni, dimostrando una rapidità sicuramente invidiabile.
"…la potente anima meccanica di tutto il macchinario dello stabilimento. Quel colosso di metallo che, domato e guidato dal genio umano, racchiude e manda da solo la forza di 600 cavalli, con quel suo roteare solenne, che par fatidico, impressiona, meraviglia e fa pensare…." (E. Trevisani: Rivista industriale e commerciale di Milano e Provincia - Milano - 1894)
Sono questi gli stati d'animo che, in realtà, attraversano gli abitanti delle zone industrializzate e i professionisti chiamati a pensare ed a realizzare i contenitori edilizi necessari.
Se i libri di storia dell'arte - ancor oggi - sono pieni di "avanguardie" e di nuove "tensioni", all'inizio dei secolo sul territorio é presente tutt'altra architettura e questa, nell'arco di cinquant'anni, darà alla nostra zona una serie di manufatti mirabili, di estrema coerenza, di grande qualità compositiva e di alto valore materico.
Da Legnano, su, su verso nord, lungo la Valle e da Gallarate verso nord-ovest, compaiono i blocchi produttivi che sono pensati dall'imprenditoria locale per realizzare le loro intraprese industriali e che cambiano e sconvolgono il quadro economico della nostra Provincia.
La centrale di Castellanza ne é un esempio mirabile e l'ing. Scotti seppe condensare in un blocco compatto e massiccio tutti i canoni di queste regole compositive che vedono l'impiego del mattone faccia a vista, delle cornici in pietra o in cemento decorativo, la grandi zoccolature possenti ed i cornicioni aggettanti,
elementi tutti che scandiscono campi simmetrici, secondo schemi compositivi di estrema regolarità.
Nella nostra centrale, anche il visitatore meno attento, sa leggere le funzioni assegnate alle varie componenti poiché il ritmo e le dimensioni delle aperture sono sufficienti per dare tutte le indicazioni necessarie.
Sullo zoccolo possente, in bugnato rustico, si poggia un ampio ed alto registro che corre uniforme, ritmato da grandi finestre che traforano il piano principale.
Le grandi vetrature non indeboliscono certamente l'impressione complessiva che si conferma di possanza elegante. Appena sopra il marcapiano chiaro si allocano aperture bifore, in asse con la aperture principali, che delineano il mezzanino di sottogronda.
Questo é segnato dalla profonda ombra portata dal cornicione di copertura che corona e conclude la costruzione girando, torno, torno, all'intero edificio.
Il blocco rettangolare, marcato da corpi appena più profondi che interrompono la facciata di est, originariamente viene segnato potentemente dalle due torri delle ciminiere. Queste inquadravano la facciata ergendosi sul paesaggio della valle, quasi in contrapposizione ai campanili delle chiese parrocchiali.
La costruzione subisce anche un ampliamento, sempre in stile, che mantiene le caratteristiche originarie ove il mattone faccia vista viene scandito - e concluso - dagli angolari chiari. L'appendice si trova sulla testata nord e comporta il prolungamento del corpo principale e una modesta integrazione del corpo sporgente settentrionale il quale, in parte, perde la sua simmetria.
Si ritrovano dunque,
sulle facciate, le alternanze del bruno dei mattoni e del bianco delle pietre, il piano continuo dei campi principali e le sottolineature coerenti dei punti di cambio e tensione.
Anche l'interno riprende tutte le concezioni dei nostri progettisti, i quali utilizzano profilati di ferro per realizzare le due, ampie e maestose navate che accoglievano le grandi e "fantastiche" macchine che producevano la nuova energia pulita, segno di velocità e potenza.
Le stesse pavimentazioni e gli elementi di complemento sono rigorosamente calibrati al fine di sottolineare la pulizia dell'intervento e la specifica "tecnicità" dell'opera.
Lo stato attuale dell'immobile risulta piuttosto buono, specie nelle parti esterne, mentre la parti interne sono segnate, negli spazi bassi, dalle continue modificazioni d'uso e dalle necessità di adeguamento ai compiti assegnati, di mano in mano, al Centro di Castellanza.

03/06/2000

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