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Diga sull'Olona: torna (in parte) il finanziamento

Dopo oltre dieci anni di cantieri inattivi e più di venti dalla progettazione, torna nel vivo il progetto noto come "diga sull'Olona". L'impegno congiunto delle autorità locali pare abbia dato i primi frutti.

il fiume Olona in pienaSembra che finalmente sia la volta buona. Dopo più di vent'anni dalla progettazione dell'opera e dopo che i lavori, iniziati nel 1991, si sono interrotti, ecco ora riemergere i fondi per la loro prosecuzione. E' nota come la "diga sull'Olona". Più propriamente, i tecnici parlano di "casse di laminazione delle piene". In pratica, un manufatto che ha la funzione di trattenere a monte l'acqua del fiume, lasciandola spagliare provvisoriamente sul terreno, per evitare che l'onda di piena provochi, più a valle, nuove devastazioni dopo quelle che si sono registrate, con una preoccupante accelerazione, negli ultimi cinquant'anni: 1951, 1976, 1982, 1984, 1991, 1995, 2001, addirittura due volte nel 2002. In ventisette anni, danni stimati in 500 milioni di euro ad abitazioni, imprese, strade, ponti.
E' del 1981 il progetto di fattibilità della cassa di laminazione, da localizzare a Mulini di Gurone. Un progetto che, nell'inerzia della pubblica amministrazione, venne commissionato dagli imprenditori raggruppati nella "Associazione per la salvaguardia e la tutela del fiume Olona", costituita con il supporto della locale Unione Industriali. Il progetto viene valutato positivamente dalle autorità competenti e viene fatto proprio dal Magistrato per il Po, l'autorità con sede a Parma, che ha competenza su tutti gli interventi infrastrutturali di interesse idraulico nel bacino idrografico del fiume che dà il nome alla pianura padana. I lavori iniziano con la costruzione di un terrapieno circolare, una grande ciambella che ha lo scopo di preservare, in caso di spogliamento dell'acqua durante le piene dell'Olona, il piccolo insediamento abitativo di Mulini di Gurone, frazione di Malnate. Realizzato il terrapieno, i lavori si interrompono, con il paradosso di aver predisposto l'opera di salvaguardia dell'abitato senza che potesse mai verificarsi il presupposto dello spogliamento. Senza l'opera principale, cioè la cassa di laminazione, l'opera secondaria non aveva ragione d'essere. Ed è rimasta lì, dal '91 ad oggi, come un monumento alle lungaggini della burocrazia. Nel frattempo, il progetto è stato, a cura del Magistrato per il Po, rimodulato: non una singola cassa di laminazione delle piene, ma quattro, lungo l'intera asta del fiume.
Dopo l'interruzione dei lavori, l'Associazione degli imprenditori rivieraschi e l'Unione Industriali della Provincia di Varese hanno ripreso e non hanno mai smesso di rappresentare, in tutte le occasioni possibili, al mondo politico e alle istituzioni - locali, regionali e nazionali - la necessità di riprendere la costruzione e, prima ancora, di ripristinare il finanziamento dell'opera. Finanziamento che, dopo dieci anni di cantiere inattivo, era stato cancellato sulla base delle norme in materia di contabilità dello Stato (si veda Varesefocus n 7/2002). E dopo gli ultimi episodi di esondazione del corso d'acqua, che hanno interessato molto più di prima l'alto milanese anche per effetto delle opere di consolidamento degli argini realizzate negli ultimi anni, il presidente della Provincia di Varese Marco Reguzzoni ha iniziato a coinvolgere il proprio collega della Provincia di Milano. L'azione congiunta di sensibilizzazione nei confronti del mondo politico nazionale pare abbia dato i primi frutti. Due milioni di euro recuperati in Finanziaria 2004 - hanno annunciato i parlamentari varesini Giancarlo Giorgetti, Marco Airaghi e Piero Pellicini -, poi 10 milioni in due tranche da 5, da attingere a fondi propri del Ministero dell'Ambiente entro i prossimi due anni. E altri 250 mila euro - ha aggiunto Marco Reguzzoni - prelevati dai fondi di riserva della Provincia di Varese per gli atti immediatamente operativi. Il cantiere della prima delle quattro casse di laminazione, quella di Mulini di Gurone, potrà così riprendere, se non ci saranno intoppi nell'iter di approvazione della Finanziaria. Poi, occorrerà trovare le somme necessarie al completamento dell'opera, il cui costo ammonta a 21 milioni di euro. Nel frattempo, per accelerare i tempi di costruzione la Provincia ha acquisito il progetto dall'Aipo (Autorità interregionale per il Po, l'ex Magistrato per il Po) a 91 mila euro, un quinto del valore originario, per poterlo adeguare a aggiornare. Quanto all'intervento vero e proprio, il primo dei quattro sbarramenti lungo il fiume sarà lungo 162 metri e alto 11 e avrà il compito di frenare l'onda di piena del corso d'acqua ogniqualvolta ne sussistano le condizioni di pericolo, creando un piccolo invaso che dovrà essere smaltito nel volgere di alcune ore.
Per un territorio che non è affatto immune da rischio idrogeologico, come purtroppo sanno molto bene le popolazioni che vivono lungo l'Olona, la Tresa, il Seveso, i torrenti Arno, Rile Tenore, il lago Maggiore e gli altri bacini e corsi d'acqua della provincia di Varese, la notizia di questo finanziamento è confortante. Ma, ora, occorre assolutamente far ripartire i lavori. Prima che succedano altri disastri.

Lo schema di funzionamento della vasca

Nel caso in cui la portata d'acqua del fiume superi il limite di 25 metri cubi al secondo, valore misurato in automatico in uscita dalla "diga", entra in funzione la chiusura delle paratoie delle due luci laterali. Se la piena dovesse continuare ad aumentare, in 1 ora e 40 minuti si chiuderebbero completamente.
Rimane invece sempre aperta la luce centrale, che fa defluire a valle una portata massima appunto di 25 mc/s. Man mano che la vasca di riempie, l'acqua si espande sui terreni circostanti. Si può prevedere che:
  • almeno una volta all'anno potrebbe essere necessario chiudere le paratoie, con un ristagno di acqua solo nella zona più vicina al manufatto;
  • almeno una volta ogni 2 anni potrebbe verificarsi un riempimento fino alla zona dei Mulini;
  • una volta ogni 10 anni, si può prevedere l'evento estremo e cioè il riempimento massimo, con l'arca completamente allagata.
Il tempo di riempimento e di svuotamento della vasca è di circa 72 ore. Gli eventi degli ultimi anni, che non possono essere considerati fra quelli estremi, avrebbero però sicuramente attivato la chiusura delle paratoie se le opere fossero state eseguite nei tempi, ed evitato le esondazioni.

11/20/2003

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