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I 400 anni del Sacro Monte sopra Varese

La Via Sacra varesina compie 400 anni. E' infatti nel marzo del 1605 che si avviò la costruzione della Prima Cappella, anche se già nel 1604 si era iniziato a scavare alle pendici del "monte sopra Velate" con l'idea di costruire un importante omaggio al culto della Vergine. Apprezzatissimo percorso devozionale il Sacro Monte di Varese ha visto migliaia di pellegrini percorrere la via delle cappelle, e l'ascesa, irta ma piacevole, è percorso abituale anche delle gite della domenica di tanti abitanti della provincia e di tutti coloro che amano tenersi in forma con del leggero trekking piuttosto che con qualche strano attrezzo di una palestra. Per festeggiare questo storico anniversario Comune e Provincia di Varese, insieme alla Fondazione Paolo VI e al contributo della Regione Lombardia, hanno promosso una serie di eventi che, iniziati lo scorso giugno, proseguiranno fino alla fine del mese di novembre 2005 per poi ripetersi nel 2006 e 2007.


Proviamo ad immaginare una carta geografica delle Prealpi lombarde e piemontesi. Poi immaginiamo di collocarvi il Sacro Monte di Oropa, il Sacro Monte di Varallo, quello di Orta e quello di Arona, quindi il Sacro Monte di Varese, Domodossola, Locarno, Ghiffa, Oria, Ossuccio, Graglia e infine il Sacro Monte di Crea. L'intero territorio apparirà fittamente punteggiato da questi complessi devozionali, posti come roccaforti sul versante di una montagna ed edificati in terra di confine proprio per contenere la temibile presenza protestante oltralpe. Realizzati a partire dalla fine del XV secolo, conobbero una più ampia diffusione sul finire del XVI secolo e gli inizi del XVII. Ricordiamo che il protestantesimo si affermò nei primi vent'anni del '500 e che nel 1563 si chiuse il Concilio di Trento, ove fu proprio Carlo Borromeo (sulla vita del quale è incentrato il Sacro Monte di Arona) a promuovere attivamente un rinnovamento dell'arte cristiana in quanto portatrice di un messaggio religioso opposto all'iconoclastia protestante. In ogni Sacro Monte si intrecciano il pellegrinaggio, la dimostrazione didattica per il popolo (la cosiddetta Biblia Pauperum), la contemplazione misterica di ogni singolo credente, la rappresentazione di scene che rievocano storicamente la vita di Cristo e la sacralizzazione di una parte del territorio attraverso un'opera monumentale che lo trasforma in baluardo contro l'eresia. Se la spinta all'edificazione di ogni singolo Sacro Monte venne dall'alto, l'apporto popolare fu fondamentale. Non solo le maestranze locali che li costruirono provenivano dalle zone circostanti, ma gran parte delle risorse finanziarie necessarie all'edificazione fu raccolta attraverso collette tra il popolo. Se in questa forte partecipazione popolare si vuole vedere uno slancio votivo interessato a scongiurare il pericolo di pestilenze, non si commette uno sbaglio. Ma come sempre le ragioni di ogni singola persona si confondono in un più complesso sentimento collettivo mosso da forze storiche solo parzialmente ricostruibili. I Sacri Monti, attraverso la rievocazione della Storia Sacra articolata in singole cappelle come un grande teatro montano, vanno ad inserirsi nella pratica devozionale delle preghiere visive che ha origine nella tradizione francescana (che inventò il Presepe) e in quella domenicana (che invece inventò il Rosario). Quindi, solo per citare alcuni esempi: il Sacro Monte di Varallo, concepito come la nuova Gerusalemme, rievoca scene della Vita, Passione e Morte di Cristo; quello di Orta, pensato come un presepe immerso nella natura, rievoca scene della vita di San Francesco; similmente quello di Arona racconta i momenti salienti della vita di San Carlo. Mentre il Sacro Monte di Varese, realizzato come una lunga strada di preghiera processionale, rievoca scene della vita di Maria, attraverso la scansione propria del Rosario in quindici misteri. Tutti i Sacri Monti sono un'opera frutto dell'intreccio tra architettura, scultura e pittura che fu distintiva dell'arte lombarda tra il XVI e il XVII secolo. Innanzitutto si doveva scegliere un monte in base alle sue qualità distintive in quanto monte diverso fra gli altri, magari perché più alto, o più panoramico o perché già sede di pellegrinaggi (come nel caso di Varese). Requisito fondamentale per tale scelta fu l'adattabilità del monte ad accogliere un certo numero di cappelle, cioè di edifici che si rifanno formalmente e idealmente alla rotonda del Santo Sepolcro di Gerusalemme, a loro volta adattate all'ambiente montano.
foto storiche del Sacro Monte VareseNel caso particolare del Sacro Monte di Varese, la strutturazione urbanistico-ambientale del luogo naturale prescelto si inserisce armoniosamente nell'ambiente valorizzandolo e modificandolo profondamente. La via di preghiera processionale di Varese viene realizzata attraverso la costruzione di cappelle di notevoli dimensioni, tali da contenere la rappresentazione di ogni singolo "mistero" a grandezza naturale, mentre il loro collegamento sfrutta un preesistente cammino che portava al Santuario delle Romite e al centro abitato preesistenti. Furono realizzate apposite fortificazioni murarie, spianamenti, scalinate, spiazzi e grandi opere idrauliche come le tre fontane nei pressi dei tre archi di trionfo, ciascuno dei quali, a sua volta, separa le quindici cappelle (l'ultima delle quali è posta all'interno del Santuario) in tre gruppi in cui si dividono normalmente anche i quindici misteri del Rosario, cioè in cinque Misteri Gaudiosi, cinque Dolorosi e cinque Gloriosi. Gran parte del merito del progetto per il Sacro Monte di Varese va attribuito ad un'unica persona, Giuseppe Bernascone, detto il Mancino. Varese infatti rappresenta un caso esemplare fra tutti i Sacri Monti poiché fu progettato da un unico architetto e realizzato in cantiere sotto la sua specifica direzione. Il Mancino eccelse sia nella strutturazione ambientale che nelle soluzioni ingegneristiche e nella varietà delle configurazioni architettoniche inventate per le cappelle, ognuna diversa dall'altra. Se è vero che il Sacro Monte di Varallo ebbe un ruolo di esemplarità dovuta al fatto di essere il primo edificato come complesso monumentale soprattutto per volontà di Gaudenzio Ferrari, il Sacro Monte di Varese eccelle per uniformità di intenti. Anche se nella realizzazione delle statue e degli affreschi delle singole cappelle si alternano diversi artisti di rango come gli scultori Martino Retti, Marco Antonio e Cristoforo Prestinari, Francesco Silva e Dionigi Bussola, o pittori come Pier Francesco Mazzucchelli detto il Morazzone, Carlo France
sco Nuvolone e Antonio Busca, rappresentanti della cultura artistica milanese del tardo manierismo Barocco, fu del Mancino l'organizzazione generale dell'intero impianto monumentale. Sua fu inoltre la scelta della collocazione delle singole cappelle articolate in Quindici Misteri: così i Misteri Gaudiosi furono realizzati sul fronte meridionale del monte, lungo una strada che si snoda con un ampio tornante salendo ripida tra balze coltivate e orti. I Misteri Dolorosi, cioè attinenti alla Passione di Cristo, vennero collocati sul versante occidentale in un ambiente più cupo, boscoso e affacciato su rocce che cadono a precipizio. Mentre i Misteri Gloriosi si innalzano sulla parte finale del monte stagliandosi contro il cielo e congiungendosi al culmine al Santuario delle Romite. Sempre merito del Mancino fu la realizzazione delle cappelle come spazio che potesse accogliere il pellegrino in preghiera e in contemplazione: quindi con un ampio pronao e grandi finestre teatriche aperte su ogni singola scena rappresentata. In più ogni cappella al suo interno doveva assolvere il compito di accogliere e caratterizzare statue e dipinti: da qui lo studio del Mancino di spazi dalle forme diverse nonché di soluzioni di illuminazione naturale ed artificiale che mettessero in evidenza, in diverse angolazioni, un singolo personaggio o un gesto particolare.
Non si può parlare del Sacro Monte di Varese senza accennare a due altre figure fondamentali per la sua edificazione: la badessa spagnola Maria Teresa de Cid, sorella dell'allora governatore di Milano, e il cappuccino Giambattista Aguggiari. Fu per specifica insistenza della badessa del monastero infatti che agli inizi del 1600 si chiese di poter costruire un punto di riposo per i fedeli che salivano numerosi in pellegrinaggio al monte sopra Velate. Il monte infatti era luogo di antica devozione mariana: qui sembra che S. Ambrogio, ritiratosi a pregare prima del confronto con gli Ariani, ricevette garanzie dalla Madonna sul suo successo.
Ma fu Giambattista Aguggiari, un cappuccino originario di Monza da poco trasferito a Casbeno, diventato quindi predicatore delle Romite del Sacro Monte, il vero e proprio propulsore di questa grande opera. Suo fu l'impegno volto a predicare tra le genti l'importanza della realizzazione di questa via sacra, suo il merito della raccolta di molti fondi, un milione di lire imperiali (e questa fu solo la somma iniziale!) con le quali nel giorno di San Martino del 1604, durante una processione votiva della gente di Malnate, si iniziarono i lavori con la realizzazione della spianata della chiesetta dell'Annunciata. I lavori terminarono solo nel 1680. Il Sacro Monte sopra Varese è diventato un esempio fra tutti i Sacri Monti prealpini, assurti dal Luglio 2003 a Patrimonio dell'Umanità per volontà dell'Unesco. Per questo motivo è molto importante sottolineare l'esistenza del grande progetto triennale "Il Sacro Monte sopra Varese, eccellenza ed identità di un territorio" sottoscritto da: Regione Lombardia, Provincia di Varese, Comune di Varese e Fondazione Paolo VI, con la partecipazione dell'Università dell'Insubria, del Consorzio del Parco del Campo dei Fiori, dalla Fondazione Museo Pogliaghi e dalla Camera di Commercio Varese, volto a valorizzare con importanti iniziative culturali e spirituali il quattrocentesimo anno della costruzione della Via Sacra.

09/23/2005

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