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Ponte Tresa, col Madonnone in gioco il futuro

Da parte elvetica si punta a una dogana tutta nuova, con l'abbattimento del vecchio ponte. Il no secco del Comune italiano. I possibili benefici del progetto.

L'obiettivo è di rendere la viabilità, lungo tutto l'asse Lugano-confine italiano passando per l'area di Lavena Ponte Tresa, maggiormente adeguata alle esigenze di un'epoca, come la nostra, a traffico sempre più intenso.
Il progetto dello spostamento della dogana dall'attuale sede di Lavena Ponte Tresa alla località Madonnone di Cadegliano Viconago – progetto inserito da parte svizzera nel Piano dei Trasporti del Luganese – ha messo in moto un vivace confronto interfrontaliero, non privo di momenti aspri, fra sostenitori e oppositori della costruzione della nuova infrastruttura.
la località svizzera dove verrebbe realizzato il nuovo ponteAl centro del dibattito c'è, soprattutto, l'ipotesi di abbattimento dell'attuale viadotto in riva al lago: gli amministratori della località varesina di frontiera sono pronti a ricorrere contro qualsiasi iniziativa che preveda il sacrificio del ponte.
Il Sindaco Mina Stocchi è disposta a scendere sul sentiero di guerra pur di salvare la passerella per le auto che unisce le due Ponte Tresa, quella italiana e l'altra sul suolo elvetico.
“Ma ci rendiamo conto delle conseguenze nefaste che si avrebbero con l'abbattimento del viadotto? – ha dichiarato il primo cittadino – Sarebbe un colpo mortale per le risorse economiche e commerciali del nostro comune. Diciamo no alla soppressione, ma anche al declassamento del ponte a semplice passaggio doganale”.
La resistenza sul versante dei Comuni italiani si è fatta più aspra subito dopo un burrascoso vertice tra i paesi di confine interessati: la Ponte Tresa lombarda, quella ticinese e ancora, Cadegliano Viconago da parte italiana e Croglio da quella svizzera.
Si è così giunti alla rottura della trattativa sul progetto del valico del Madonnone.

'attuale ponte di raccordo tra l'Italia e la Svizzera“Questa nuova dogana rischia di trasformarsi in un boomerang – è l'opinione dell'Onorevole Piero Pellicini, senatore di Luino -. Quello ticinese è un progetto che presenta troppe incognite. La prima è quella del ponte sulla Tresa: non si può pensare di sopprimere questo collegamento senza provocare grosse difficoltà all'economia della zona, specialmente quella legata al settore commerciale.
C'è, inoltre, il discorso del traffico pesante: una nuova frontiera a quattro corsie che dirotta i Tir in Valganna non può essere accettata a cuor leggero”.
Oltreconfine, invece, il Segretario del Comune di Ponte Tresa, Rolando Stoppa, difende la scelta che deriva direttamente da una decisione del Cantone.
“Va subito precisato che il valico non cambierà di classe: il traffico commerciale deve rimanere riservato alle dogane di Brogeda e Gaggiolo. Nessuno vuole portare più mezzi pesanti a Ponte Tresa. E poi oggi la situazione viabilistica è assolutamente insostenibile: la congestione del traffico ha superato ogni limite accettabile. Abbiamo l'obbligo di garantire una migliore vivibilità ai cittadini, sia italiani sia svizzeri”.

il centro storico di Ponte TresaEcco allora da parte ticinese l'idea di un tunnel che - con la costruzione del nuovo valico del Madonnone - inizi il suo percorso all'entrata di Ponte Tresa, non lontano dal terminal ferroviario, per quindi attraversare sotto terra gran parte di un'area oggi interessata da una circolazione automobilistica caotica, che abbassa notevolmente il livello della qualità della vita.
“Vorremmo anche migliorare le condizioni di lavoro al valico - precisa Fiorenzo Falcone, Direttore del Circondario Ticino delle Dogane Svizzere -. I tempi di realizzazione del progetto sono lunghi, forse ci vorranno due anni solo per completare la procedura burocratica. Noi pensiamo a una struttura doganale in comune con l'Italia, dove possano operare fianco a fianco doganieri dei due Paesi: non gli uni alla testa del ponte e gli altri all'altro capo.
Si razionalizzerebbero i tempi della nostra attività, senza dimenticare i risparmi economici che una simile soluzione permetterebbe”.
“C'è di più - aggiunge Attilio Gorla, ingegnere del Dipartimento del Territorio del Canton Ticino -. Il capolinea interrato della Ferrovia Lugano-Ponte Tresa al termine del nuovo tunnel, infatti, dovrebbe essere a più piani, fra cui uno riservato alle auto e un altro ai treni. In quest'ultimo caso si potrebbe veramente pensare al raccordo ferroviario con l'Italia.
Una situazione che, una volta resa operativa, automaticamente renderebbe molto più fluida la circolazione degli uomini e delle merci lungo l'asse che da Lugano, e dall'aeroporto di Agno, va al confine italiano. Il tutto senza dimenticare i benefici per i lavoratori frontalieri”.
il pontile per il caricamento dei vagoni ferroviari su battello, oggi abbandonato a Porto CeresioResta l'ipotesi più ambiziosa: quella di far convivere l'attuale viadotto di Lavena Ponte Tresa con il valico del Madonnone.
“Questo nuovo progetto non è affatto inconciliabile con la conservazione della vecchia struttura - ha spiegato il deputato ticinese Tullio Righinetti -. Sono pronto a sfidare gli enti territoriali svizzeri che sosterranno il piano di demolizione”.

01/18/2001

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