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E' allarme: Varese rischia nuove alluvioni!

Negli ultimi trent'anni le piogge sono aumentate in modo costante e netto. I cambiamenti climatici potrebbero provocare altri disastri.

L'andamento climatico della provincia di Varese si manifesta in modo molto vario, in dipendenza dalla complessa e multiforme morfologia del territorio.
Si possono distinguere tre fasce:
1) Fascia montana, nella parte nord, che si sviluppa tra 400 e 1200 metri, con una punta estrema dei 1600 metri per i monti Paglione e Lema, al confine con la Svizzera.
2) Fascia collinare, nella parte centro-sud, che si sviluppa tra i 400 e i 200 metri e che comprende la maggior parte del territorio provinciale, comprese le aree lacustri, il capoluogo e alcuni tra i maggiori agglomerati urbani e industriali.
3) Fascia di pianura, al di sotto dei 200 metri, che comprende la porzione meridionale della provincia, che ha
la sua naturale collocazione geografica nell'alta pianura lombarda.
In base alla classificazione dei climi pluviometrici, il territorio provinciale si può inquadrare tra i “climi delle medie latitudini, temperato-freddi”, di tipo “transizionale” tra il regime continentale (piogge estive) e quello oceanico (piogge tutto l'anno).
Il tipo “transizionale” gode, cioè, di piogge distribuite lungo tutto l'anno, con punte superiori in primavera e in autunno (piogge equinoziali) e di un periodo relativamente secco in estate, caratterizzato, tuttavia, da temporali, talvolta anche di forte intensità.
L'attività temporalesca estiva è spesso favorita ed esaltata proprio dalla presenza dei rilievi montuosi (temporali orografici).
Il Varesotto è collocato, poi, in piena “regione insubrica”: quella porzione della fascia prealpina caratterizzata da un'impronta climatica quasi mediterranea, nonostante manchi ogni diretta connessione con la “regione mediterranea” propriamente detta. La presenza dei grandi laghi, grazie alla cospicua massa d'acqua che essi racchiudono, determina condizioni di clima più mite di quello della restante fascia prealpina e della Pianura Padana.
L'effetto mitigatore si manifesta così con estati meno torride ed inverni meno rigidi, con basso numero di gelate e minor tendenza alla formazione di nebbie.

Un fenomeno climatico del tutto naturale - che in questi ultimi 10/15 anni ha, però, assunto un ruolo determinante ai fini della sanità dell'aria - è quello dell' “inversione termica nei bassi strati”. Con questo termine s'intende la formazione di uno strato d'aria relativamente calda che sovrasta uno d'aria più fredda, fatto che inverte la normale tendenza alla diminuzione della temperatura con l'altitudine.
Da un punto di vista microclimatico, la presenza di frequenti inversioni termiche in aree prealpine può costituire fattore mitigante in periodo invernale per la vegetazione in quota.

Con lo sviluppo dell'inquinamento atmosferico in area urbana, il fenomeno è divenuto fattore determinante di “condizioni meteoclimatiche favorevoli alla concentrazione al suolo delle sostanze inquinanti”.
Le condizioni meteorologiche che avviano la formazione di un'inversione termica nei bassi strati sono caratterizzate dalla coincidenza di alcuni fattori - che si manifestano in periodo autunnale e ancor più in inverno - quali presenza d'alta pressione, calma di vento al suolo e presenza dei rilievi montuosi che creano ostacolo ai moti orizzontali dell'aria.
Grazie alla lunga serie storica di dati meteorologici di cui dispone il Centro Geofisico Prealpino con la stazione di Varese, dopo oltre 30 anni di osservazioni, è possibile proporre alcune interessanti considerazioni che proiettano la realtà varesina nel quadro di un più vasto cambiamento climatico a livello globale. Dal confronto delle temperature medie rilevate dal 1967 al 2000 si ricava una netta tendenza all'aumento dei valori: si passa così da un valore medio annuale di 12.1°C degli anni '60/'70 ad un valore di 12.3°C, con un incremento di 0.2°C medi in poco più di 30 anni.

In particolare, dal 1988 ben 8 volte si sono superati i 13.0°C medi l'anno, fino alla punta massima di 13.6°C.
Dal confronto dei valori di precipitazioni totali annue dello stesso periodo si ricava poi una leggera ma netta tendenza all'aumento dei valori. Questa tendenza è culminata proprio nell'anno appena concluso che, con 2237 mm, risulta il più piovoso dell'intero periodo in esame. Le precipitazioni medie annue a tutto il 2000 salgono così a 1522 mm/mq.

L'aumento delle piogge non va però disgiunto da un altro fenomeno ampiamente segnalato anche a livello globale: l'estremizzazione dei fenomeni atmosferici. Sono ancora vivi i ricordi delle recenti alluvioni che hanno colpito l'Italia settentrionale, Piemonte e Lombardia in modo particolare, nello scorso autunno.
Il 2000 si è concluso con la peggiore esondazione del Lago Maggiore, superata solo da quella del 1868, nel secolo scorso. Le piogge autunnali del 2000 hanno totalizzato, da sole, il 74% delle precipitazioni di tutto l'anno. Sempre il 2000 ha manifestato in modo eclatante la tendenza all'alternanza di periodi siccitosi a periodi di piogge abbondanti. Proprio nello scorso anno, abbiamo assistito, infatti, a un inverno estremamente siccitoso, al quale si è contrapposto un autunno eccezionalmente piovoso.

Alcune considerazioni, infine, sui fenomeni piovosi brevi e intensi. Nella notte tra l'1 e il 2 giugno 1992 il Varesotto fu interessato da piogge intensissime: in sole 6 ore caddero 118 mm di pioggia (pari a oltre la metà della pioggia di tutto il mese), con punte di 48 mm in un'ora. Risultato: fiumi e torrenti in piena, esondazioni, frane, danni per miliardi e miliardi. La valle industriale dell'Olona devastata per l'ennesima volta.
E le ferite erano appena rimarginate che, tra il 12 e il 13 settembre 1995, un disastro ancora peggiore sconvolgeva le stesse zone del Varesotto: 338 mm di pioggia continua e battente, a tratti accompagnata da grandine, durata per 24 interminabili ore, con punte di 77 mm in una sola ora. In pratica in quelle 24 ore cadde oltre due volte la pioggia media dell'intero mese!
Sono fenomeni che, verificatisi a così breve distanza, fanno riflettere.
Se analizziamo in un grafico gli episodi di piogge brevi e intense (con intensità superiore ai 20 mm/ora) notiamo che si passa dai 2 episodi l'anno degli anni '70 ad un crescendo di episodi che divengono rispettivamente 8 nel 1998, 9 nel 1994 e ben 11 nel 1992.
vere e proprie cascate scendono dalla montagna sulla strada per LuinoE' chiaro che in questa ricorrente situazione vengono messi a dura prova tutti i sistemi di drenaggio delle aree urbanizzate, progettati in epoche in cui le precipitazioni erano meno intense e, soprattutto, erano più estese le superfici che consentivano l'assorbimento e la percolazione nel sottosuolo.
Oggi cemento e asfalto sempre più estesi e sempre più frequenti fanno sì che le piogge finiscano nelle fognature e da queste nei torrenti e nei fiumi. Ciò determina l'aumento forzoso della portata dei corpi idrici, nonché una minore velocità di deflusso. Tutti parametri che costituiscono violenza al corso naturale dei fiumi.

l'imbarcadero di Ranco sommerso dalla piena del Lago Maggiore del 16 ottobre 2000Naturalmente l'onda deve espandersi sul letto di piena che non è più libero a causa dell'antropizzazione ed urbanizzazione delle rive. A questo punto si innescano fenomeni altrettanto violenti che aggrediscono le rive sia sul “costruito” sia nelle poche e ristrette aree incolte rimaste, ancora accessibili alle “piene”. Nasce anche così la rovina dell'erosione e del più severo rischio idrogeologico.Occorre tornare a restituire al suolo le acque bianche. Si toglieranno così ai fiumi acque che non competono loro e che erano destinate alle falde dell'acquifero degli acquedotti. Più presto si esamineranno questi problemi meglio sarà, anche perché non c'è da sperare nel normale ciclico corso degli eventi. Dovremo, infatti, convivere con i cambiamenti climatici in corso, ora striscianti e via via, in modo sempre più anomalo, minacciosi. La gente avverte che qualche cosa è cambiato e che qualcosa sta cambiando. C'è un ultimo aspetto da considerare: gli altissimi costi delle riparazioni palliative, che prima o poi ripresenteranno altre fallanze e richiederanno altri investimenti, senza che si attuino vere e proprie politiche di sana gestione del territorio.
E' questa un'altra sciagura: piogge desolanti di miliardi che vengono spesi ben sapendo che altre alluvioni ed altre esondazioni sono scritte nel destino del clima delle nostre regioni.

01/18/2001

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