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La Regione e l'economia: bilancio della legislatura

Alla vigilia dell'appuntamento elettorale, i consiglieri regionali varesini Gigi Farioli e Daniele Marantelli commentano, ciascuno il proprio punto di vista, i cinque anni di attività della Giunta Formigoni

La scadenza elettorale è ormai prossima: domenica 16 aprile i cittadini lombardi saranno chiamati alle urne per scegliere i componenti del nuovo Consiglio Regionale e il nuovo Presidente, che per la prima volta sarà nominato direttamente dagli elettori così come da qualche anno ormai accade per i Sindaci dei Comuni di maggiori dimensioni e per i Presidenti delle Amministrazioni Provinciali. E' questa allora l'occasione per fare un bilancio dell'attività della Giunta guidata da Roberto Formigoni, con particolare riferimento ai temi legati al mondo dell'economia. Ecco le opinioni di due consiglieri regionali varesini uscenti: Gigi Farioli, esponente del Polo, e Daniele Marantelli, rappresentante dei Democratici di Sinistra.

GIGI FARIOLI
Gigi FarioliIn tema di viabilità lei crede che la Regione nei cinque anni dell'ultima legislatura abbia fatto abbastanza per diminuire i disagi di chi, a causa dello stato in taluni casi disastroso delle nostre strade, spesso e volentieri perde tempo prezioso per il proprio lavoro?
"Questa amministrazione regionale si è insediata dovendo patire un grave gap infrastrutturale, soprattutto per quanto riguarda i collegamenti stradali. Includendo tra gli obiettivi prioritari nel progetto di sviluppo lombardo la realizzazione delle infrastutture, questa Giunta ha saputo recuperare, in gran parte, la situazione negativa che aveva trovato. Il Piano Regionale di Sviluppo per il quinquennio 1995-2000 ha individuato nel settore trasporti i grandi temi al centro dell'intervento regionale, delineando un quadro articolato di progetti d'azione che prevedono fra l'altro il miglioramento dell'accessibilità viaria delle aree periferiche, il potenziamento dei sistemi tangenziali dei principali poli regionali, la promozione di sistemi urbani di trasporto innovativi, l'integrazione funzionale, gestionale e tariffaria dei diversi modi di trasporto pubblico.
In particolare, per quanto attiene alla rete viaria, ricordo come la Regione abbia condotto una serie di incontri con tutte le Province al fine di focalizzare le necessità infrastrutturali insistenti su tutto il territorio lombardo, onde poter predisporre il Piano Triennale Anas 2000/02, con estensione al 2005. Da ricordare, infine, nell'ambito dell'Accordo di Programma Quadro relativo alla 'Riqualificazione del sistema autostradale e della grande viabilità lombarda', avviato d'intesa con i Ministeri competenti, una serie di interventi, considerati prioritari a livello regionale, sia nel campo della rete viaria autostradale e tangenziale, di grande comunicazione, sia nel campo della viabilità statale e minore; settori nei quali sono previste opere per i nodi più urgenti".
Lei è di Busto Arsizio: quello dei Cinque Ponti appare un rebus irrisolto. Troverà mai una soluzione?
"I Cinque Ponti rappresentano un vero simbolo di inefficienza, ma ancor più dell'inefficacia nella attuale organizzazione delle competenze e delle diverse responsabilità degli enti. Va chiarito che il completamento dello svincolo dei Cinque Ponti, vero monumento allo spreco, era stato addirittura tolto, nel 1995, dalle priorità del Piano di interventi pubblici regionali.
Solo grazie ad un mio specifico interessamento è stato riportato, nel Piano Triennale 1997/99, al primo punto con un finanziamento per costi complessivi pari a 15 miliardi. Questo finanziamento non solo consentirà il completamento dello svincolo ma anche la realizzazione di percorsi ciclo-pedonali non previsti dal progetto iniziale.
L'intervento è ora in dirittura d'arrivo. Certamente sarà necessario riformare il sistema delle competenze nella logica anche auspicata dal recente provvedimento della Legge obiettivo depositata a firma Berlusconi, Tremonti, Bossi."

I collegamenti viabilistici est-ovest. Alla vigilia dell'appuntamento elettorale, dopo oltre vent'anni d'attesa, è stato raggiunto l'accordo per il tracciato della Pedemontana.
Ancora una volta soltanto promesse, oppure...

"E' chiaro che, in assenza di una decisa e determinata politica del Governo e di una legislazione adeguata, lo sforzo compiuto dalla Giunta regionale è stato notevole e positivo: il nostro lavoro ha saputo portare al consenso su questo tracciato.
Proprio il 3 dicembre scorso la Giunta ha approvato lo schema di Protocollo di Accordo per la Definizione del Sistema Viabilistico Pedemontano, finalizzato all'indizione di una gara internazionale per la redazione del progetto preliminare contenente la verifica di compatibilità e impatto ambientale.
Nella fase di concertazione con gli Enti locali, i contenuti di tale protocollo d'intesa sono stati oggetto di integrazioni volte a recepire le istanze delle Amministrazioni comunali.
Il testo così emendato ha ricevuto ampio assenso da parte dei Sindaci interessati. L'iter procedurale prevede adesso la ratifica del documento da parte degli organi consiliari comunali, in vista della sua sottoscrizione congiunta da parte di tutti gli enti istituzionali coinvolti, in forma ufficiale entro la prima metà di marzo. Si tenga presente che alla definizione del progetto per la realizzazione del tracciato della Pedemontana partecipano tutti i livelli istituzionali presenti sulle tratte varesina, comasca e brianzola-bergamasca".

Malpensa 2000 ha dominato la cronaca degli ultimi anni. A livello regionale, ci si è impegnati nel modo dovuto per garantire uno sviluppo adeguato a questo grande progetto?
"Non è il caso di ripercorrere l'intera vicenda Malpensa, con le polemiche e le resistenze in più di un caso interessate che hanno accompagnato la realizzazione di questo grande scalo aeroportuale (ricordiamolo, in costruzione da circa venti anni e terminato nel 1998 solo grazie all'azione determinante e propulsiva di questa Giunta) in grado di competere con i principali hub internazionali. Ricordiamo invece come questo investimento costituisca una grande opportunità per lo sviluppo dell'economia regionale e del nostro territorio. Per raggiungere questo risultato occorre però saper cogliere tempestivamente le opportunità indotte attraverso un complessivo e unitario disegno di sviluppo, sforzo comune di enti locali, istituzioni, forze economiche e sindacali. E' questo il ruolo strategico e straordinario della legge regionale 10/98, legge speciale Malpensa, primo esempio legislativo nazionale di programmazione d'area vasta. Non più quindi una sterile pianificazione urbanistica, somma di interventi tra loro disaggregati, ma una programmazione innanzitutto economica tesa, attraverso una precisa gerarchia finalizzata allo sviluppo sostenibile, a identificare anche precise opere non solo infrastrutturali in grado di rendere competitivo l'intero sistema economico d'area.
Sempre nello stesso quadro del Piano d'area, ma anche in base all'Accordo di programma quadro sottoscritto tra la Regione, i Ministeri competenti e gli altri enti interessati (FS, FNM, ANAS, etc.),
sono previsti 40 interventi infrastrutturali stradali e ferroviari: per quelli ferroviari il finanziamento ammonta a 3.870 miliardi di lire, per gli interventi stradali è di 1.200 miliardi e di ulteriori 300 miliardi che la Regione metterà a bilancio per la copertura delle operazioni finanziarie necessarie al reperimento delle risorse. Intanto, l'apertura dello scalo ha attivato la linea Malpensa Express, il nuovo terminal di Cadorna per le FNM e ha reso possibile la realizzazione della quarta corsia dell'Autostrada dei Laghi A8, nonché la SS. 336."
Sempre a proposito di Malpensa 2000, sul versante dei collegamenti ferroviari l'Arcisate-Stabio appare indispensabile per collegare lo scalo, ma anche l'intero territorio varesino, all'alta velocità europea che arriverà a Lugano.
Lei crede che negli organismi regionali ci sia la consapevolezza del rilievo di questa opera?


"Non solo consapevolezza ma conseguente e determinata azione di governo. Già nel 1997, fatta propria la puntuale sollecitazione dell'Unione Industriali, Regione Lombardia e il Canton Ticino sottoscrissero un'intesa congiunta nel campo dei trasporti, a cominciare dal potenziamento della linea Lugano-Como/Chiasso-Mendrisio-Stabio-Varese-Gallarate-Malpensa, mediante la realizzazione di un raccordo ferroviario fra la linea Varese-Porto Ceresio e il binario Mendrisio-Stabio, nonché tra le linee delle FS e delle FNM a Busto Arsizio.
Ciò allo scopo sia di rendere più rapidi i collegamenti tra gli agglomerati urbani di Lugano, Como, Varese, con i rispettivi retroterra, e con l'aeroporto intercontinentale della Malpensa, sia per assorbire il traffico transfrontaliero, rendendo il trasporto su rotaia più attrattivo e competitivo. Altro obiettivo del progetto è stabilire relazioni ferroviarie di ordine superiore a Lugano con la linea veloce del San Gottardo
(Alp transit) e a Gallarate con la linea del Sempione per Losanna, Ginevra e Berna. Grazie all'accordo citato è imminente la predisposizione del progetto preliminare del tracciato del nuovo tronco ferroviario italo-elvetico tra Arcisate e Stabio, con relativo studio di impatto ambientale, nonché l'allestimento del modello d'esercizio e del bilancio ferroviario del servizio concernenti il collegamento Lugano-Malpensa".

In materia di politica industriale le competenze regionali sono limitate.
Ma le opportunità offerte dalla normativa sono state sfruttate fino in fondo?

"Una politica tesa allo sviluppo ed al recupero di competitività internazionale, come quella espressa dalla Giunta Formigoni, non poteva certo esimersi dal concentrare prioritaria attenzione allo sfruttamento di ogni opportunità.
E' motivo di soddisfazione, anche se non certamente di appagamento, l'aver saputo sfruttare, dopo anni di inefficace inerzia, tutte le risorse disponibili, sia nel settore produttivo, che in quello della formazione professionale. Cosa che, peraltro, ha sin d'ora garantito per il prossimo quinquennio dall'Unione Europea un adeguato e meritorio incremento di fondi destinati alla Lombardia.
La provincia di Varese, in particolare, ha, grazie anche all'efficace ruolo propulsivo dell'Unione Industriali e delle altre associazioni del mondo del lavoro, goduto degli interventi previsti nell'ambito dell'obiettivo 2 (Asse del Sempione), all'interno di una particolare attenzione rivolta alle infrastrutture, alla creazione di condizioni per lo sviluppo dell'impresa, all'innovazione ed alla qualità. Le risorse economiche sono state efficacemente investite in modo coerente alle domande pervenute dal territorio, in qualche situazione con particolare originalità progettuale.
Non si possono certamente dimenticare: l'intervento per il Polo Fieristico a Busto Arsizio (consentito grazie alla Legge regionale Malpensa); il recupero dei Molini Marzoli che consentirà la nascita di un moderno polo scientifico-tecnologico; i molti piani di insediamento produttivo. Foriera di positive aspettative è la fase di sviluppo programmata per il prossimo settennio.
La provincia di Varese, anche in questo caso, potrà giocare un ruolo da assoluta protagonista, con il Sistema Locale Lavoro di Busto Arsizio, ampliato il comprensorio dell'Alto Varesotto, del Luinese in particolare. L'amministrazione guidata da Formigoni ha predisposto le condizioni per un ulteriore, deciso salto di qualità, con un sensibile aumento delle opportunità".

Occupiamoci di formazione professionale, la cui delega solo da poco tempo è stata trasferita alle province. Quale giudizio dà dell'efficacia di queste strutture rispetto alla richiesta di personale specializzato che giunge dal mondo dell'economia?
"E' indubbio che il settore della formazione professionale necessiti di una profonda rivoluzione, soprattutto attraverso un maggior e più efficace incontro tra domanda ed offerta. Dobbiamo chiederci se non sia opportuno lasciare i compiti della formazione a chi deve fruire delle potenzialità e delle risorse umane, e quindi se non sia il caso di sostenere un più deciso, quasi rivoluzionario, passo verso la formazione direttamente coordinata con il mondo economico e delle imprese.
Ricordo come la Regione Lombardia sia stata l'unica tra le Regioni italiane a stanziare ogni anno 300 miliardi di risorse proprie solo per la formazione di piano, cioè la prima formazione. Abbiamo utilizzato al meglio le risorse dell'Unione Europea destinate al settore della formazione, sia per i disoccupati sia per la riqualificazione del personale delle aziende, impiegando gli oltre 1.060 miliardi assegnati in questi anni alla Regione dal Fondo Sociale Europeo per questi fini. Non va dimenticato che su questo fronte le amministrazioni regionali precedenti, causa la loro inerzia, non avevano speso una lira.
Nel settore della formazione finanziata con fondi europei abbiamo attivato, in questi anni, oltre
9.000 corsi che hanno coinvolto 127.000 allievi".
La Regione Lombardia è stata protagonista di un aspro confronto con il Ministro Bindi sul tema della valorizzazione delle strutture sanitarie private. Quale bilancio traccia di questa riforma?
"La Regione Lombardia, con questa riforma, ha evidenziato la non necessaria coincidenza tra servizio pubblico e gestione pubblica nell'erogazione del servizio stesso. Non si è voluto valorizzare le strutture private rispetto a quelle pubbliche ma garantire attraverso la libera scelta del cittadino un miglioramento dei servizi erogati.
Oggi in Lombardia, grazie al nuovo sistema sanitario, con la semplice prescrizione del medico di fiducia ogni cittadino può essere curato non solo presso ospedali, centri diagnostici e riabilitativi pubblici ma anche in strutture private accreditate, senza alcun onere economico aggiuntivo per il paziente.
L'aver messo sullo stesso piano tanto le strutture pubbliche che quelle private, regolarmente accreditate, ha innestato un sano meccanismo di competizione secondo precise regole e standard di qualità. Questo ha favorito un miglioramento nella qualità e nell'efficienza dei servizi.
I risultati sono, già da ora, molto positivi: l
a Regione Lombardia, pur avendo incrementato di molto le prestazioni e avendo ridotto in modo significativo le liste d'attesa, ha un deficit pro capite tra i più bassi del Paese e sicuramente inferiore a quello di Regioni quali, ad esempio, Toscana, Lazio, Emilia Romagna.
La Lombardia è la prima e sinora unica Regione che sta affrontando il problema delle liste d'attesa con provvedimenti molto incisivi.
Un altro dato significativo è rappresentato dall'aumento, circa del 50 per cento, del numero di pazienti che da altre regioni vengono a curarsi nelle strutture sanitarie lombarde. L'eccellente livello sanitario lombardo è testimoniato da questo dato significativo: ben oltre il 10 per cento delle prestazioni viene fornito a cittadini non lombardi. Va sottolineato infine come si sia passati da un introito di circa 600 miliardi a oltre 1.000 grazie anche a questa nuova situazione".
Parliamo di federalismo. Sulla base della sua esperienza, che valutazione dà del processo di trasferimento di funzioni dallo Stato alla Regione e, più a valle, dalla stessa Regione alle Province?
"Non è un mistero che il processo federalista, passaggio essenziale per rinnovare in senso liberale ed europeo lo Stato italiano, abbia subito ostacoli di ogni sorta da parte dei difensori del sistema centralista-burocratico. Pensiamo ad esempio alla miopia con cui la Corte Costituzionale negò l'ammissibilità dei referendum promossi a suo tempo dalla Lombardia, alla testa di questo moto di riforma, per liberare le regioni dal peso dei vincoli statali. Anche il 'federalismo amministrativo' avviato con i recenti decreti Bassanini, è un federalismo solo apparente, rispondente allo logica del mero decentramento amministrativo, cioè delle finte autonomie graziosamente concessa dallo Stato-'Sovrano'.
Per giungere a un federalismo non più virtuale, ma capace di porre concretamente al centro il cittadino e le comunità intermedie (a cominciare dalla famiglia), la difesa dei valori fondamentali di libertà, responsabilità, solidarietà, occorre proprio partire dal superamento del concetto di decentramento amministrativo. In questo senso la 'riforma' introdotta dalle leggi Bassanini è il presente che veste ancora i panni del passato. Il federalismo che noi propugniamo significa non più decentramento di servizi imposto dal centro, ma risposta dal basso alle legittime domande di autonomia e libera iniziativa dei cittadini, delle famiglie, dei corpi sociali intermedi, nell'ottica del principio di sussidiarietà: non faccia lo Stato ciò che può fare la Regione, non faccia la Regione ciò che può fare la Provincia, non faccia la Provincia ciò che può fare il Comune,
non faccia in generale l'ente pubblico ciò che può meglio fare il privato da solo".
A che punto è il processo di modernizzazione dell'apparato burocratico regionale?
"Il rinnovamento della macchina regionale, dal punto di vista organizzativo e funzionale come della riqualificazione del personale, è stato tra le prime preoccupazioni della Giunta Formigoni. Amministrare una regione di nove milioni di abitanti, con un'economia tra le più ricche e sviluppate d'Europa, presuppone adeguata professionalità, motivazione e impegno da parte di chi opera all'interno dell'ente, a cominciare dalla dirigenza, resa più responsabile e orientata alle esigenze del cittadino-cliente e del territorio. Nel quadro dei principi cardine della sburocratizzazione, della trasparenza, della programmazione strategica, assunti a base di un'azione amministrativa ispirata ai criteri di efficienza, efficacia, produttività, la riforma della dirigenza (attuata con la l.r.16 del '96) è stata una delle prime ad aver visto la luce. Essa ha ridisegnato profondamente il modello organizzativo regionale, con l'introduzione di strumenti di tipo privatistico (in questa luce va visto l'inserimento di figure anomale per la pubblica amministrazione come quella dei 'quadri'), con la separazione netta delle responsabilità politiche da quelle gestionali, con la valutazione e conseguente remunerazione legata al raggiungimento degli obiettivi, secondo criteri meritocratici.
Ciò pur sempre nei limiti di una legislazione nazionale di riferimento che ci ha impedito di spingere oltre il processo di modernizzazione dell'apparato burocratico. Comunque il numero dei dirigenti è sceso oggi a poco meno di 400, rispetto ai circa 800 delle precedenti amministrazioni".

DANIELE MARANTELLI
Daniele MarantelilIn tema di viabilità lei crede che la Regione nei cinque anni dell'ultima legislatura abbia fatto abbastanza per diminuire i disagi di chi, a causa dello stato in taluni casi disastroso delle nostre strade, spesso e volentieri perde tempo prezioso per il proprio lavoro?
"No. Gli interventi realizzati, o in corso di realizzazione, nella nostra provincia sono stati tutti finanziati dal Governo, tranne il collegamento tra Malpensa vecchia e Malpensa 2000.
E non si tratta di finanziamenti da poco, basti citare in proposito l'accordo di programma sull'accessibilità proprio dello scalo gallaratese: oltre 5.300 miliardi complessivi di cui circa 2.000 destinati alla viabilità stradale e il resto per i collegamenti ferroviari.
Questi sono i fatti. Nonostante sulla viabilità provinciale vi sia stato spesso un impegno comune dei consiglieri regionali eletti localmente che ha portato a risolvere anche numerosi altri problemi, la Regione ha prodotto solo e soltanto un gran numero di dichiarazioni".

Lei è di Varese: quello della tangenziale appare un rebus irrisolto. Si arriverà mai a una soluzione?
"Le soluzioni possibili esistono, così come esistono già parte dei finanziamenti, e questa questione sarà una delle priorità nel programma della coalizione di centro-sinistra che sosterrà Martinazzoli. Varese e Como sono gli unici capoluoghi della Lombardia privi di un sistema di tangenziali. Ciò ha prodotto non solo conseguenze negative sulla qualità ambientale, ma ha compromesso lo sviluppo delle attività produttive, artigianali e commerciali. Se siamo tuttora al palo credo che ciò sia dovuto non tanto all'assenza di volontà politica quanto all'incapacità di cogliere i problemi nello loro essenzialità: nel caso della viabilità questo presuppone la costruzione di un sistema gerarchizzato. Varese ha pagato l'assenza di un esponente provinciale nella Giunta regionale nonostante il rilievo produttivo della nostra economia a livello lombardo.
Questo nel passato non era mai accaduto. Va poi ricordato come, obiettivamente,le Giunte leghiste abbiano spesso perseguito scelte politiche e amministrative che hanno costretto all'isolamento il nostro territorio".

I collegamenti viabilistici est-ovest.
Alla vigilia dell'appuntamento elettorale, dopo oltre vent'anni d'attesa, è stato raggiunto l'accordo per il tracciato della Pedemontana. Ancora una volta soltanto promesse, oppure...

"Un accordo sul tracciato è stato raggiunto, almeno sulla carta. E' un passo avanti. La Pedemontana è senz'altro un'opera necessaria, ma l'attuale tracciato, se è utile per Malpensa, non risolve affatto il problema del collegamento Varese-Como che dovrebbe prevedere una riqualificazione del collegamento tra le due città risolvendo, in questo ambito, anche la questione dei rispettivi sistemi tangenziali.
Ciò è ancora più importante oggi in funzione della presenza dell'Università dell'Insubria. Nella Giunta regionale sembra prevalere la vecchia logica di rincorrere i problemi, invece che di programmare sul territorio.
Valga ad esempio la proposta della direttissima Brescia-Milano che si pone in contraddizione con la Pedemontana, quantomeno in termini di priorità".

Malpensa 2000 ha dominato la cronaca degli ultimi anni. A livello regionale, ci si è impegnati nel modo dovuto per garantire uno sviluppo adeguato a questo grande progetto?
"Premetto che gli irrisolti problemi di Malpensa sono attribuibili a responsabilità estese: europee, nazionali, regionali e locali. La Regione, in particolare, non è riuscita ad assolvere la funzione di 'regia' che doveva esercitare. Ci sono continui problemi con il Comune di Milano e la Sea. Noi abbiamo sempre avuto un atteggiamento costruttivo, tanto è vero che il progetto di legge regionale su Malpensa, di cui sono stato correlatore, è stato approvato in soli tre mesi in Commissione Territorio.
E' giusto sottolineare che i consiglieri regionali del Varesotto, pur da posizioni diverse, hanno cercato di agire nell'interesse della provincia, spesso con risultati apprezzabili. Personalmente ho insistito affinché nella legge fossero potenziati gli interventi di mitigazione ambientale e si creassero concrete condizioni di ricaduta economica per il nostro territorio.
Queste proposte sono state in parte accolte.
Adesso il problema è quello di saper gestire con coerenza i contenuti della legge: finora, purtroppo, questo non è accaduto. Devo inoltre dire con franchezza che la proposta di istituire una commissione d'inchiesta su Malpensa e le indecisioni del Polo - al vertice di Regione, Provincia e Comune di Milano - sul ruolo futuro di Linate e della Sea hanno indebolito la funzione dello scalo gallaratese".

Sempre a proposito di Malpensa 2000, sul versante dei collegamenti ferroviari l'Arcisate-Stabio appare indispensabile per collegare lo scalo, ma anche l'intero territorio varesino, all'alta velocità europea che arriverà a Lugano. Lei crede che negli organismi regionali ci sia la consapevolezza del rilievo di questa opera?
"Quest'opera è stata opportunamente sollecitata per anni dal sistema economico locale e dall'Unione Industriali in particolare. Mi permetto, in questo caso, di rivendicare il merito di aver concordato con l'allora Ministro dei Trasporti Burlando un finanziamento di dodici miliardi per la fattibilità del progetto. La Regione però sembra considerare l'Arcisate-Stabio come una semplice tratta di connessione locale, che tra l'altro non permette neppure l'accesso dalla Svizzera a Malpensa. Noi invece riteniamo che si tratti di un progetto strategico che non solo può collegare all'alta velocità europea da una parte e all'aeroporto dall'altra, ma che deve valutare anche una possibile integrazione con i poli di interscambio merci".
In materia di politica industriale le competenze regionali sono limitate. Ma le opportunità offerte dalla normativa sono state sfruttate fino in fondo?
"Sulle politiche industriali e dello sviluppo, nonostante le limitate competenze regionali, il giudizio non è positivo. Non si sono sfruttate appieno le opportunità esistenti e non ci si è mossi nemmeno sul terreno dell'innovazione legislativa. Anzi, si è attuato un processo di svuotamento di tutte le leggi, come quelle sui distretti industriali e sulla deindustrializzazione delle aree di crisi, che prevedevano politiche di sviluppo industriali. La Giunta si è caratterizzata insomma per poche idee e scarse risorse investite nello sviluppo".
Occupiamoci di formazione professionale, la cui delega solo da poco tempo è stata trasferita alle province. Quale giudizio dà dell'efficacia di queste strutture rispetto alla richiesta di personale specializzato che giunge dal mondo dell'economia?
"Il nodo della formazione professionale è stato gestito in modo disastroso dalla Giunta Formigoni. Al di là di dichiarazioni roboanti e dello spreco di immagini autocelebrative, l'Assessore Bombarda ha manifestato una sconfortante incapacità di gestione e di elaborazione programmatica forte. Il processo di delega è ancora incompleto, ed è più effetto della legge Bassanini che non dell'intervento regionale. Anche la riattivazione delle risorse economiche del Fondo Sociale Europeo, in sé positiva, si è rivelata in sintonia col resto della gestione: approssimativa e dubbia al punto da portare il nostro gruppo, con i colleghi del centro sinistra, a una denuncia pubblica. Il limite vero sta nell'incapacità di creare figure forti e innovative per il mercato del lavoro.
Questo è tanto più importante per una provincia come la nostra che, anche per trasformazione del ciclo produttivo, ha particolare bisogno di profili professionali nuovi e avanzati".

La Regione Lombardia è stata protagonista di un aspro confronto con il Ministro Bindi sul tema della valorizzazione delle strutture sanitarie private. Quale bilancio traccia di questa riforma?
"E' bene chiarire subito che lo scontro non è stato sull'importanza delle strutture private, che anche in altre regioni, per esempio la Toscana, collaborano positivamente con la struttura pubblica svolgendo un ruolo essenziale. Il vero problema è che la riforma di Formigoni demolisce l'asse di ogni moderna politica sanitaria - costruita dal nesso fra prevenzione, cura e riabilitazione - e ha portato la Regione Lombardia ad accumulare oltre 3.000 miliardi di deficit.
Il tutto senza miglioramenti apprezzabili sia sulla qualità delle prestazioni, sia sui tempi di attesa per le visite specialistiche e i ricoveri. In provincia di Varese abbiamo un'unica Asl che serve 800.000 abitanti: un elefante burocratico. Ai vertici delle stesse Aziende sanitarie sono stati impegnati manager che si sono distinti prevalentemente più per la loro obbedienza politica che per le loro qualità.
La riforma Formigoni ha impoverito i servizi sul territorio e ha trasformato i medici in ragionieri, costringendoli a misurarsi più su calcoli economici che sulla cura dei malati, demotivandoli sul piano professionale. L'integrazione con la struttura privata è senza dubbio necessaria.
Per ottenere questo risultato alla Regione sarebbe stato richiesto un impegno straordinario così da esercitare un'efficace programmazione. Ma questo, a mio giudizio, non è accaduto
".
Parliamo di federalismo. Sulla base della sua esperienza, che valutazione dà del processo di trasferimento di funzioni dallo Stato alla Regione e, più a valle, dalla stessa Regione alle Province?
"Prima di tutto, vorrei dire che, come è stato giustamente rilevato dallo stesso promotore, la legge Bassanini del 1997 è stata, ed è tuttora, la migliore riforma federalista possibile alla luce della Costituzione vigente. Ci vorranno altri passi, certamente, ma qualcosa di importate si è già avviato. Il provvedimento di federalismo fiscale, un'autentica rivoluzione che assegnerà alle Regioni importanti risorse (per la Lombardia circa 8.000 miliardi) senza vincolo di destinazione nel giro di tre anni, va nella direzione giusta.
Negli ultimi anni, grazie al Governo di centro-sinistra e con il nostro impegno, il territorio varesino ha ricevuto circa 5.000 miliardi per la viabilità, compreso l'interramento della ferrovia a Castellanza, 200 per la sanità, decine di miliardi per il risanamento ambientale delle acque dei nostri fiumi e laghi, oltre a un'Università autonoma con la sede del Rettorato a Varese. Non mi sembra un bilancio disprezzabile, tanto più che il Ministro Fassino ha scelto proprio la nostra Unione Industriali quale associazione pilota per le nuove modalità operative del Commercio Estero. Al contrario, non si può certo dire che Formigoni si sia caratterizzato per la capacità di valorizzare le competenze degli enti locali, province e comuni".

A che punto è il processo di modernizzazione dell'apparato burocratico regionale?
"La Lombardia ha avuto un'occasione storica ma non l'ha colta: la modernizzazione dell'apparato burocratico attraverso l'attuazione delle leggi Bassanini, che avrebbe significato attuare il principio di sussidiarietà portando non solo risorse ma soprattutto il personale nelle strutture più vicine al cittadino (province, comuni, autonomie funzionali).
A mio giudizio, l'attuale macchina regionale composta da circa 5.000 dipendenti poteva e potrebbe essere snellita portandola a circa 1.000 dipendenti trasferendo insieme alle competenze (trasporti, viabilità, urbanistica, mercato del lavoro,...) anche il personale per evitare la costituzione di una doppia burocrazia (regioni, enti locali) che allunga i tempi per le pratiche a danno della società civile e delle imprese".

06/03/2000

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