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Frana di Cremenaga, tre stagioni prima della soluzione

Qualche metro cubo di sassi e terriccio cade a ottobre e blocca la Luino-Ponte Tresa. Per veder riaperta la strada bisognerà attendere fino ad aprile.

La frana risale alla metà del mese di ottobre dello scorso anno, proprio in coincidenza con l'alluvione che - quella sì, purtroppo, senza la possibilità di rimediare in tempi veloci - mise in ginocchio l'Alto Varesotto.
Una prima caduta di ciottolato e terriccio sull'asfalto e, nel breve volgere di qualche giorno, una seconda hanno messo K.O. la circolazione a metà strada fra Cremenaga e Cadegliano Viconago, lungo la provinciale 61 che collega Luino a Ponte Tresa e scorre proprio lungo il corso del torrente Tresa.
Certo, c'era il problema di scongiurare il pericolo di nuovi smottamenti e garantire la sicurezza evitando altre cadute di massi dalla montagna. Ma bloccare un collegamento vitale per una larga fetta della popolazione del nord della provincia dall'autunno lungo tutto l'inverno e fino alla primavera - perché nelle ultime settimane una soluzione è stata trovata e, finalmente, ad aprile la strada verrà riaperta - pare francamente troppo.
Nel frattempo - rimossa anche la paura della limitazione dell'orario di apertura del valico di confine di Cremenaga paventata a febbraio, con il timore di limitazioni anche nell'utilizzo del percorso alternativo, in territorio svizzero - per gli abitanti delle zone interessate non rimane altro che subire le conseguenze di un semi-isolamento dal resto del Varesotto.
"La verità è che i tempi non potevano essere più veloci di questi - precisa l'Assessore Provinciale alla Viabilità Modesto Verderio -, anzi il rischio era che la strada rimanesse chiusa addirittura per due anni se non fossimo intervenuti a evitare quest'infausta ipotesi".
Secondo l'esponente di Villa Recalcati, infatti, il lungo periodo necessario per sbloccare la situazione è da collegarsi al fatto che le verifiche sugli smottamenti si sono intrecciati con quelle che Regione Lombardia e Genio Civile hanno dovuto avviare a seguito dell'alluvione.
"La frana, ovviamente, veniva dalla montagna, un territorio sul quale la Provincia non ha alcuna competenza. Ecco perché sono dovuti intervenire Regione Lombardia e Genio Civile.
Noi abbiamo fatto la nostra parte in occasione del primo smottamento, di minor entità, quando abbiamo riavviato rapidamente la circolazione con una spesa di 61 milioni. Ma subito dopo la montagna ha fatto cadere nuovi sassi sulla strada…".
Ecco allora un progetto del Pirellone per una sistemazione definitiva del problema realizzando una galleria aperta per la quale a Milano sono già pronti 2 miliardi in bilancio (ma le ultime stime hanno fatto aumentare la spesa prevista a 3 miliardi).
"L'inizio immediato dei lavori per questa infrastruttura - conferma Verderio - avrebbe comportato quel blocco della strada per i due anni cui accennavo prima".
Per il momento si è così scelta un'altra soluzione: a marzo la Provincia ha dapprima avviato uno studio geologico per identificare i movimenti dei terreni circostanti la frana e, poi, ha proceduto alla rimozione dei detriti. Contemporaneamente sulle pareti della montagna sono state poste delle reti di tenuta in metallo così da evitare, almeno provvisoriamente, una nuova frana sulla strada. Un'opera costata 300 milioni, promessi dalla Regione alla Provincia.

03/15/2001

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