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Varesotto sommerso

L'eccezionale caldo invernale con relativa siccità aveva già preoccupato gli esperti e la popolazione. Niente, confronto allo sgomento e ai disastri causati dalle piogge cadute nei primi giorni del mese di maggio. Le "fragilità" del Varesotto di fronte al rischio idrogeologico.


Prima la siccità, definita preoccupante dagli esperti. Poi gli allagamenti, le esondazioni, addirittura un'alluvione sfiorata che ha isolato tutto l'alto Varesotto, la Valle Olona e che ha mandato in tilt Malpensa 2000. Il maltempo all'inizio di maggio, dopo un periodo record di assenza di precipitazioni, ha messo in ginocchio la provincia di Varese. Un'altra volta. Un'altra volta dopo gli eventi calamitosi del 2000, e prima ancora del 1996 e prima ancora del '93. Cronaca, insomma, dell'ennesima emergenza da rischi idrico e geologico di fronte ai quali il Varesotto sembra indifeso. Le ultime, violentissime, precipitazioni si sono scagliate su un territorio già provato. Non dall'abbondanza di pioggia. No, ma al contrario, dalla quasi totale assenza di acqua dal cielo. Risultato: ogni volta che Giove pluvio esagera, con piogge superiori alla media considerando il rapporto tra livello di precipitazioni e spazio temporale, il Varesotto pare annegare. Paesi isolati, strade interrotte, frane incombenti sulle massicciate della ferrovie. E ancora: torrenti esondati, livello del lago Maggiore ai limiti massimi, con la fuoriuscita in alcuni punti, tra Laveno e Luino, alberi sradicati. Dal nord al sud della provincia, la mappa dei danni causati dall'ondata di maltempo nel primo week-end del mese, a ridossol del 1 maggio, è apparsa da subito disastrosa. In breve: a ridosso del confine svizzero, sulle rive del Verbano e nelle valli fino al confine di Varese, fino a Malpensa, Gallarate, Busto Arsizio, la Regione Lombardia è stata costretta a decretare lo stato di allarme e di massima allerta. In 24 ore sono cadute piogge pari a 300 millimetri. In pratica, una quantità d'acqua di cinquanta volte superiore a quella caduta negli ultimi quattro mesi invernali, tanto da far crescere il livello del Verbano di quasi due metri in poco più di un giorno. E così, a nord gli abitanti di Pino Lago Maggiore e Maccagno sono rimasti bloccati a causa di una frana, come quelli di Ponte Tresa e Montenegrino. Fiumi e torrenti sono esondati, dall'Olona che ha distrutto il Ponte Mulino, già spazzato via dall'alluvione del 1993 e ha minato quelli di Torba e San Pancrazio, al Boesio che straripando ha allagato l'ospedale di Cittiglio, evacuato grazie ad un ospedale da campo allestito a Brenta.
Non è andata meglio alla zona attorno a Malpensa, con la superstrada 336 che conduce allo scalo chiusa in molti tratti per l'impossibilità di passare sotto ponti e gallerie inondate. Molte industrie, dalla Mazzucchelli alle tessili della Valle Olona, hanno rivissuto l'incubo delle ultime, rovinose, alluvioni. E nel Saronnese con il Lura e il Bozzente che hanno invaso per alcuni tratti le sedi stradali e le campagne a Caronno Pertusella e al confine tra Origgio e Uboldo. Insomma, un quadro da catastrofe che ancora una volta porta alla ribalta la "fragilità" del Varesotto davanti al rischio idrogeologico. E' sufficiente una giornata di pioggia, anche se molto intensa, a mandare in tilt un'intera provincia, mettendo a rischio anche la sicurezza di migliaia di persone? Servono più interventi infrastrutturali? Proprio all'inizio di maggio, poche ore prima delle esondazioni che hanno colpito la provincia, la Regione Lombardia ha annunciato lo stanziamento di 199 mila euro per la sicurezza del territorio varesino: la giunta ha infatti approvato il programma che contiene una serie di interventi mirati alla prevenzione dei fenomeni alluvionali. Dalle segnalazioni giunte dalle Province sono state scelte, per priorità di urgenza, le opere subito "cantierabili", cioè i lavori per i quali si può procedere speditamente alla realizzazione. Gli stanziamenti nei comuni della provincia di Varese riguardano i Comuni di Lonate Pozzolo e Nosate, per il corso d'acqua Arno, in relazione alla manutenzione delle opere idrauliche per scarico in caso di piena (65 mila euro); Casale Litta, per il torrente Valle delle Boccette, con la sistemazione di un in attraversamento della statale (57 mila euro); Germignaga, per il corso d'acqua Roccolo, con la previsione di sistemazione dell' alveo in prossimità delle strutture scolastiche (77 mila euro). Tutti questi corsi d'acqua sono esondati nell'ultima "piena".
Abbiamo "girato" le domande sulla necessità di interventi specifici agli esperti di protezione civile e di sicurezza ambientale del Varesotto. Secondo la sezione di protezione civile della Provincia di Varese, "si è trattato di un evento eccezionale". "In casi del genere - precisano all'unità di crisi della Prefettura - non si possono fare previsioni in anticipo. Nel momento in cui la situazione comincia a farsi critica, tutti i piani di emergenza scattano, si adottano le misure indicate nei diversi protocolli. Anche in questo frangente, come già accaduto in passato, il problema è stata la rapidità travolgente dei fenomeni atmosferici".
Al Centro Geofisico Prealpino sono dello stesso parere: l'ondata di maltempo è stata di una tale portata che difficilmente si sarebbero potuti evitare i danni registrati. L'osservatorio fondato e diretto da Salvatore Furia da anni è impegnato contro le emergenze da esondazione. Lui stesso, con la collaborazione della Provincia di Varese, ha creato una rete di monitoraggio per il fiume Olona, con centraline di rilevamento a Valle Olona, accanto all'Iper, a Fagnano Olona e a Castellanza, e per il lago Maggiore, a partire da Ranco. "Ma in casi del genere - spiega il professor Furia - si può unicamente constatare l'intensità dei fenomeni e predisporre tutti i piani di emergenza in tempi rapidissimi".

Regolare le piene "a monte"

Il 2 e 3 maggio l'onda di piena è montata paurosamente lungo molti corsi d'acqua che attraversano la nostra provincia e sul lago Maggiore. Alcuni fiumi e torrenti sono usciti dagli argini provocando allagamenti più o meno vasti, un po' in tutte le aree del territorio provinciale. Emblematico è sempre il caso dell'Olona - un fiume che è poco più che un torrente, per di più a decorso placido, ma capace di gonfiarsi enormemente quando piove con intensità - che è sostanzialmente rimasto nell'alveo fino al confine con la provincia di Milano. Ha invaso alcuni tratti di campagna, allagando gli scantinati di alcune abitazioni, a Cairate, a Fagnano Olona e più giù, verso Castellanza. Poi però, una volta varcati i confini del Varesotto, ha tracimato senza ritegno. Sono andati sotto Legnano, Nerviano, Pogliano Milanese e altri centri.
Il fenomeno fa riflettere. Dopo le drammatiche esondazioni del 1995 e del 1982 (che fecero seguito a quelle del 1976 e del 1951), lungo l'asta dell'Olona sono stati effettuati lavori di consolidamento degli argini, lavori che si sono indubbiamente rivelati preziosi. Eppure, il fatto che, probabilmente proprio per effetto di tali lavori, che hanno interessato il corso del fiume nella fascia prealpina, il fenomeno della tracimazione si stia sposando sempre più a valle, verso la pianura, sembra dimostrare che quegli stessi lavori sugli argini non bastano e che è indispensabile intervenire a monte con opere in grado di regolare il flusso idrico.
Sulla scorta degli studi fatti svolgere da esperti di idraulica alla fine degli anni '70 dall'Unione Industriali, il Magistrato per il Po elaborò un progetto che prevedeva la realizzazione di "casse di laminazione delle piene" da realizzare lungo l'asta del fiume, la prima a Molini di Gurone. Il progetto è una delle tante incompiute degne del Gabibbo. I lavori iniziarono e poi vennero interrotti. E ogni volta che l'Olona fa evacuare le fabbriche, danneggia le strade, travolge i ponti, ritorna come un ritornello l'invocazione di sempre: "Ah, se ci fossero state le casse di laminazione!". (M. L.)

05/09/2002

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