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Un pianista varesino sul tetto del mondo

Vincitore al concorso pianistico internazionale 2001 di Cleveland. Otto ore al giorno di studio.

Roberto Plano, classe 1978, giovane e già affermato pianista di Induno Olona (Va), vincendo nel 2001 il prestigioso Concorso Pianistico Internazionale di Cleveland, negli Stati Uniti, è salito sul “tetto del mondo” del concertismo internazionale. Dopo essersi diplomato brillantemente con il massimo dei voti e la lode presso il Conservatorio di Milano con i maestri Perrotta e Pastorelli, ha intrapreso una folgorante carriera concertistica. Vincitore di diversi concorsi nazionali ed internazionali ha al suo attivo anche l'incisione di un compact disc. Otto ore di studio al giorno, grande professionalità ed un entusiasmo straripante.
E' stata dura, a Cleveland?
Il Concorso fa parte della Federazione Mondiale dei Concorsi Internazionali di Musica, ed è uno tra i più conosciuti al mondo. In più si svolge negli Stati Uniti, dove io non ero mai stato; c'erano quindi tanti fattori che mi hanno spinto a tentare la fortuna oltreoceano. E pensare che stavo rischiando di non partecipare a causa di un disguido postale...
I brani presentati?
Nella prima prova ho suonato una sonata di Scarlatti, uno studio di Chopin e la 2° Sonata di Scriabin. Nei quarti di finale ho presentato i Klavierstuecke op.118 di Brahms e una Sonata di Haydn, mentre in semifinale ho portato la Sonata op.5 di Brahms, l'Isle Joyeuse di Debussy e la Suite op.14 di Bartok. Ho concluso il concorso in Finale con il Concerto per Pianoforte e Orchestra n°3 di Beethoven. Un programma massacrante.
Nei brani obbligatori occorreva presentare una sonata di Scarlatti. Di solito i concorrenti scelgono una sonata brillante e virtuosistica. Invece…
Invece ho rischiato e sono stato l'unico a presentare una sonata lenta. L'ho fatto perchè volevo cercare di dimostrare fin dall'inizio quelle che credo siano le mie qualità migliori, e cioè la libertà espressiva e la varietà del suono. E ho avuto ragione: quella stessa Sonata è stata inserita nel disco dei migliori brani eseguiti al concorso.
Di che nazionalità erano i concorrenti rimasti in finale?
Gli ultimi concorrenti, in ordine dal 2° al 4° posto, erano un coreano di 24 anni (premiato al Concorso Busoni di 2 anni fa), un turco di 31 ed uno svizzero di 20. Tutti i pianisti russi, temutissimi, erano stati eliminati nelle prove precedenti, così come i miei due connazionali, eliminati nella prima prova.
La prova finale con l'orchestra: il terzo concerto di Beethoven.
E' stata sicuramente la mia prova migliore. I giornali mi davano favorito, ma io non sentivo alcun peso psicologico perché aver raggiunto la finale era gia un traguardo, per me, prestigiosissimo. Il fatto di suonare nella Severance Hall, una della più celebri sale da concerto americane, acusticamente perfetta, e l'essere accompagnato in modo magico dagli elementi della Cleveland Orchestra, ha fatto sì che io mi sentissi completamente immerso nella musica che stavo suonando.
Tra i premi vinti è stabilita anche una serie di concerti negli Stati Uniti.
Sì, nei prossimi due anni suonerò in quasi tutti gli Stati degli USA, dalla California alla Florida (con Porto Rico unica eccezione fuori dagli USA), per un totale di circa trenta concerti. Mi hanno detto che alla fine conoscerò l'America più di un americano.
Programmi per il futuro?
Adesso inizia per me un periodo particolare, in cui la preparazione per le tournée americane avrà un ruolo fondamentale. Non ho abbandonato comunque l'idea di provare un grande concorso anche qui in Europa, come il Busoni di Bolzano o il Regina Elisabetta di Bruxelles.
Se ci fosse un altro diluvio universale e salendo sull'arca Roberto Plano si potesse portare solo cinque spartiti, quali musiche salverebbe?
Domanda difficilissima ma ci provo: la Sonata “Hammerklavier” di Beethoven, il Primo Concerto e i Klavierstuecke op.117 di Brahms, la Sonata in Si minore di Liszt e il Secondo Concerto di Rachmaninoff.

01/18/2002

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