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Masnago il castello delle meraviglie

Su un rilievo naturale che degrada verso il Lago di Varese si trova il Castello di Masnago, che prende il nome da uno dei più antichi e popolosi rioni che circondano il centro cittadino di Varese. E'un edificio con una struttura composita di notevole valore storico ed artistico, dal momento che, nel suo complesso, è la manifestazione di diverse epoche storiche, ognuna delle quali ha lasciato la propria traccia sia dal punto di vista architettonico, sia da quello decorativo.

La sala dei vizi e delle virtu
La Torre, il nucleo originario
I primi documenti che testimoniano la presenza di un castrum Massenaci risalgono al 1015 e al 1122. A quell'epoca Masnago era probabilmente un borgo con un centro fortificato, presente proprio sull'altura dove si trova oggi il Castello, costituito dalla torre, elemento originario dell'edificio. Sorta nel sito topograficamente più strategico, per il controllo del percorso viario sottostante, la torre era a sua volta inserita in un sistema difensivo di protezione e di controllo ben più ampio, in diretta relazione visiva con le torri di Velate e di Santa Maria del Monte (v. box pagina sucessiva).
La torre di Masnago, con perimetro murario in pietre da spacco e ciottoli, ha pianta quadrilatera, presenta quattro aperture, di cui due sono porte-finestre, ed è stata coronata nell'Ottocento da una serie di merli in mattoni, per dare una parvenza di "castello" all'edificio.

Il Quattrocento: tra castello e dimora signorile
Alla prima metà del 1400 risale l'edificazione del Castello come dimora residenziale tramite l'aggiunta sul lato orientale della torre di un corpo di fabbrica dalla forma trapezoidale su due piani, con locali di rappresentanza al pian terreno e ambienti privati al piano superiore. La torre, pur mantenendo la sua funzione militare, divenne anche simbolo del potere del signore. Il carattere signorile della costruzione è percepibile anche negli affreschi quattrocenteschi con scene e soggetti riferiti alla vita cortese del tempo.
L'edificio figura di proprietà della famiglia Castiglioni della linea di Casciago. I Castiglioni devono il loro nome alla località di Castiglione Olona ed alcuni studiosi sostengono la loro presenza nella zona a partire dal 1200, godendo di un consolidato patrimonio non solo a Castiglione, ma anche nei territori limitrofi. Alla casata appartennero personalità importanti nella chiesa, nella politica, nelle lettere e nelle armi: basti per tutti ricordare la figura del Cardinal Branda, colui che fece di Castiglione Olona "un'isola di Toscana in terra di Lombardia" (Varesefocus Gennaio 2006). Nel Cinquecento la storia del castello è meno documentata, tuttavia si sa che i Castiglioni continuarono a vivere a Masnago e svolsero incarichi pubblici a Varese come notai, giuristi e uomini di governo.

La trasformazione in "villa"
Tra Sei e Settecento il castello conosce una terza ed ultima fase costruttiva, grazie alla quale l'intero complesso fu trasformato in residenza di villeggiatura. I lavori di ristrutturazione si prolungarono fino all'Ottocento con le decorazioni interne, in particolare con l'esecuzione delle pitture dei soffitti. I nuovi interventi modificarono profondamente la struttura preesistente: i due corpi di fabbrica a sud e ad ovest, procedendo in senso orario unirono l'ala quattrocentesca all'opposto lato della torre medioevale e impressero al cortile interno la tipologia "a pozzo". La trasformazione in villa giunse a definitiva conclusione con l'ideazione di un parco, in corrispondenza della facciata meridionale, nella quale si aprono grandi finestre e che, grazie ad una scala barocca che collega il piano terra alla campagna circostante, ha assunto un aspetto scenografico nobilitante l'intero ambiente. In quel periodo il castello era di proprietà dei Conti Marliani, una delle più importanti famiglie della società milanese, e, con il matrimonio nel 1766 tra un Marliani e una Castiglioni-Stampa, l'edificio ritornò nelle mani di un altro ramo della famiglia Castiglioni, a cui aveva dovuto nel passato il proprio splendore e con cui conobbe un nuovo periodo di fasto. Con l'estinzione di questa casata, il castello passò ai Petracchi e poi ai Mantegazza, fino a quando diventò proprietà del Comune di Varese.

Gli affreschi e il museo d'arte moderna e contemporanea
Il Castello di Masnago, nella storia dell'arte lombarda, è noto per i cicli quattrocenteschi affrescati nei due ambienti più vasti dell'edificio, la sala a pianterreno detta degli Svaghi e quella al piano superiore dei Vizi e delle Virtù. Essi furono scoperti nel 1938 dall'allora proprietario del castello, Angelo Mantegazza, il quale sostenne a proprie spese un primo intervento di restauro. Le scene della Sala degli Svaghi descrivono una tipica giornata in villa dei signori che qui dimoravano: illustrano momenti della vita di una "piccola corte" spesa in giochi, cacce e gite sul lago di Varese, sullo sfondo delle Prealpi lombarde. La Sala dei Vizi e delle Virtù, di ispirazione filosofica e moraleggiante, rappresenta il confronto allegorico tra i Vizi e le Virtù. Su un prato fiorito si susseguono a gruppi di tre le figure delle Virtù, accompagnate dai Vizi: le scene sono composte da una figura femminile rappresentante una Virtù, posta in posizione centrale e più alta, fiancheggiata da altre due figure femminili, rappresentanti i Vizi, a lei opposti per eccesso e per difetto. Oltre a questi cicli pittorici, assegnati dalla critica al cosiddetto "Gotico Internazionale", nelle sale minori del Castello (Sala della Musica, Sala delle Colonne, Sala della Crocefissione), sono conservati affreschi che testimoniano l'influenza delle trasformazioni nell'arte dalla metà del Quattrocento alla metà del Cinquecento. Nel 1981 l'edificio è stato acquistato dal Comune di Varese e, dopo una serie di lavori (1982-1991) che hanno consentito al pubblico la visita alle sale affrescate, il castello è stato adibito a Museo di Arte Moderna e Contemporanea e ad esposizione di mostre temporanee. Sono qui conservate pregevoli opere di arte lombarda del Seicento (Morazzone, Procaccini) e del Novecento (Pelizza da Volpedo, Balla, Baj, Salvini, Sironi, Fontana, Guttuso).


Castello di Masnago: Via Cola di Rienzo, 42 - 21100 Varese.
Telefono: 0332.820409; e-mail: musei.masnago@comune.varese.it
Orari: da martedì a domenica dal 1 giugno al 31 ottobre 10.00-12.30 e 14.00-18.30, dal 2 novembre al 31 maggio 9.30-12.30 e 14.00-18.00.
Il terzo sabato di ogni mese chiusura posticipata alle ore 22.
Servizi: laboratori didattici, visite guidate, bookshop, area picnic.


I baluardi-vedetta di Santa Maria del Monte e di Velate
Nel Medioevo Velate fu un centro di notevole importanza, cardine economico e strategico della zona, sulla strada tra Varese ed Angera che collegava trasversalmente le vie provenienti dai valichi alpini. Velate era costituita da un castellaccio e da un castrum, circondato da mura e provvisto di case, depositi per le derrate agricole, strade interne. Sede di alcune cospicue famiglie, da cui venne anche un vescovo di Milano, Guido da Velate, era quindi un luogo fortificatissimo, come testimonia ancora oggi il massiccio rudere, purtroppo semidiroccato, della cosiddetta "torre di Velate", situata presso la parrocchia di San Cassiano e databile all'anno 1000. Del poderoso quadrilatero originario, alto 25 metri, restano le pareti settentrionale e orientale in cui sono visibili tracce di cinque piani, oltre al piano terra; inoltre rimane una serie di monofore strombate e porte di accesso alla struttura. Di proprietà del FAI dal 1989, la costruzione non è normalmente aperta al pubblico.
Collegata a Masnago e a Velate, in posizione più elevata, la torre del fortilizio di Santa Maria del Monte, chiamata "torre della Vittoria o degli ariani". Il suo nome e la sua storia sono legati alla fondazione della chiesa di S. Maria da parte di S. Ambrogio, vincitore sugli ariani nel 389. La presenza della fortificazione è infatti documentata in una pergamena del 974 che cita la "ecclesia S. Mariae sita castro Monte Vellate". Col passare dei secoli il castello e la torre persero le originarie funzioni per essere inglobati nel piccolo borgo di S. Maria del Monte, sorto intorno alla chiesa, divenuta un venerato santuario. Oggi la torre, massiccia e quadrangolare, si trova nel recinto del monastero delle Monache Romite Ambrosiane e dal 1500 è stata trasformata in una cappella di preghiera.

La Sala della musica
Degna di nota è la Sala detta convenzionalmente della Musica: il suo nome è stato suggerito dalla presenza di due putti musicanti, oltre ad altri oggetti rappresentati come un piccolo liuto e alcuni spartiti musicali. E' decorata in ogni sua parte, dalla copertura del soffitto ligneo con stemmi e motivi geometrico-floreali, alle pareti con rappresentazioni mitologiche, episodi di vita quotidiana, scene sacre e figurazioni simboliche con motti e scritte. Il ciclo di affreschi, purtroppo molto rovinato, è stato eseguito da un anonimo pittore locale dalle capacità modeste e costituisce un interessante esempio, in ambito varesino, di pittura profana molto probabilmente databile agli inizi del XVI secolo. Il modello culturale a cui fa riferimento è il classicismo che si sviluppò in Lombardia ed in particolare a Milano tra 1400 e 1500 e che ebbe nel Bramante il maggior esponente. L'idea inventiva alla base della decorazione della sala è originale in quanto non ci sono in questa zona altre precedenti testimonianze di tale tipo.

09/22/2006

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