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Nuove responsabilità per chi fa impresa

La responsabilità penale non è più solo personale ma si estende anche a società ed enti. La legge italiana abbandona un principio consolidato per assicurare più trasparenza tra Stato e mercato.


C'è una novità importante che interessa tutte le "persone giuridiche" cioè quei soggetti che, pur diversi dalle persone fisiche, sono tuttavia titolari di diritti e di doveri.
La novità consiste nel fatto che, in relazione a determinate fattispecie di reato commesse dai dipendenti, anche le persone giuridiche sono ora assoggettate alla responsabilità penale se i reati in questione sono stati commessi a loro vantaggio o nel loro interesse. Si tratta, in questo senso, di una grande innovazione in termini giuridici, poiché nel nostro ordinamento la responsabilità penale è sempre stata di tipo personale, attribuibile soltanto alla persona fisica autrice dell'illecito. Ora non è più così: un decreto legislativo - il n. 231 dell'8 giugno 2001 - ha introdotto la responsabilità "penale" anche delle persone giuridiche, cioè la loro punibilità con sanzioni che, pur essendo definite "amministrative", sono irrogate dal giudice penale secondo regole analoghe a quelle previste per il processo penale.
Si tratta di sanzioni pecuniarie che vanno da un minimo di quasi 26mila euro ad un massimo di circa 1 milione 500mila euro, alle quali si possono aggiungere altre gravi sanzioni di tipo interdittivo come l'esclusione da agevolazioni e finanziamenti, l'interdizione dall'esercizio dell'attività, la revoca di autorizzazioni e licenze o il divieto di pubblicizzare beni o servizi.

L'effetto della nuova legge è quello di far ricadere anche sulla società, sul suo patrimonio e sugli interessi dei soci le conseguenze derivanti da taluni comportamenti illeciti dei dipendenti, come i reati di corruzione, concussione e indebita percezione di erogazioni pubbliche, conseguenze che invece fino a poco tempo fa ricadevano esclusivamente sui soggetti che li avevano materialmente commessi.
La normativa è stata illustrata nel corso di un convegno organizzato dall'Unione Industriali, al quale hanno partecipato il Preside della facoltà di Giurisprudenza dell'Università Cattaneo Mario Zanchetti, il Sostituto Procuratore della Repubblica di Varese Agostino Abate e l'Avvocato Marcella Panucci di Confindustria. I relatori hanno posto l'accento sul fatto che l'ordinamento italiano viene ad allinearsi a quello degli altri paesi più industrializzati ed hanno sottolineato l'accresciuto livello di responsabilità dei vertici aziendali. Il dato più significativo resta comunque il coinvolgimento diretto dell'impresa nell'attività di prevenzione dal momento che è suo interesse primario vigilare affinché le persone che agiscono per suo conto non siano poste nella condizione di commettere reati. Infatti,
la nuova legge prevede una forma di esonero dalla responsabilità per le società e gli enti che dimostrino di aver adottato ed attuato efficacemente modelli di organizzazione, gestione e controllo idonei a prevenire la commissione degli illeciti penali. A questo fine è prevista anche l'istituzione di un organo di controllo aziendale con il compito di vigilare sull'efficacia del modello. La legge stabilisce infine che le associazioni imprenditoriali possono definire dei codici di comportamento, sulla base dei quali ciascuna impresa può poi elaborare il proprio modello organizzativo. E' quanto ha fatto Confindustria (vedi box alla pagina successiva), che ha elaborato, grazie al lavoro di un gruppo di esperti, delle linee guida utili alla predisposizione di modelli di comportamento aziendali. Introducendo questi modelli nel proprio sistema organizzativo, le imprese chiamate a rispondere per reati commessi nel loro interesse da parte dei dipendenti potranno difendersi dimostrando di aver adottato un sistema di prevenzione dei reati e di aver affidato ad un organo di controllo il compito di vigilare sull'efficacia di tale sistema.

LA NUOVA LEGGE ISPIRATA AL MODELLO YANKEE

Mario Zanchetti, Preside di Giurisprudenza all'Università Cattaneo e docente di diritto penale, è da poco tornato dagli Stati uniti, dove ha seguito, in Alabama, un caso giudiziario del tipo di quelli che la nuova legge italiana intende prevenire. Qual è l'esperienza di un Paese in cui, da tempo, esiste un sistema punitivo a carico delle persone giuridiche?
Il modello americano è semplice: nel caso in cui dei dirigenti abbiano compiuto un reato nell'interesse dell'impresa, quest'ultima sale sul banco degli imputati e può essere condannata a pene severe. Le imprese possono evitare il coinvolgimento nella responsabilità, solo dimostrando di avere adottato modelli idonei a prevenire il reato.
Tutte le imprese sono interessate dalla normativa.
Non crede che la formalizzazione delle procedure interne, avrà un effetto troppo gravoso per le piccole realtà industriali, nelle quali i processi decisionali sono spesso affidati ad una certa "informalità"?Certamente può essere gravoso per le aziende piccole. Si pensi a come organizzare l'impresa contro la corruzione. Anche l'organo di vigilanza crea qualche problema: la legge consente di affidare queste funzioni allo stesso organo dirigente, tuttavia, il consiglio è quello di attivarsi per affidare le funzioni ad un organismo il più possibile autonomo, così come di adottare al più presto i modelli organizzativi, calibrandoli sulla dimensione dell'impresa. Le imprese devono agire subito, perché la legge è già in vigore.
E' possibile individuare ambiti operativi che non richiedano l'adozione di un sistema di prevenzione dei reati, ad esempio nel caso di imprese che non hanno rapporti con la pubblica amministrazione?
E' difficile immaginare qualche impresa che sia in assoluto esente dal rischio di coinvolgimento in reati come quelli per i quali già è prevista la responsabilità dell'ente. Si pensi alla corruzione di pubblici ufficiali incaricati di ispezioni interne alle aziende. Tra l'altro, la responsabilità dell'ente potrà presto estendersi ad altre ipotesi criminose, che possono riguardare qualunque società commerciale. Sarebbe meglio che le imprese pensassero a come cautelarsi.

03/28/2002

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