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L'impresa va... all'ARTE

Il Guggenheim e le imprese: il valore dell'investimento culturale.

Pochissimi anni sono bastati perché un rapidissimo progresso tecnologico riformulasse i tempi e i modi della nostra vita quotidiana, ponendo l'accento su un'esigenza diventata per tutti irrinunciabile: stabilire e mantenere le relazioni.
Una capacità che va oltre la dimensione personale dell'individuo, rivestendo un ruolo centrale anche nell'ambito sociale ed economico. Se John Donne, poeta metafisico del Seicento, si limitava a decretare "No man is an island”, nell'era della comunicazione e dell'accesso il concetto si estende al fare impresa.
E quindi anche le aziende non sono un'isola, cellule che vivono staccate dall'organismo che le ospita e nutre, bensì parte di un tessuto che si rigenera grazie a delicati equilibri di scambio.

La Fondazione Peggy Guggenheim, VeneziaSocial responsibility, corporate citizenship, community investment sono termini dietro i quali si cela la visione strategica dell'azienda che sceglie di proporsi agli occhi del consumatore/cliente come struttura produttiva decisa a dare il suo contributo alla crescita sociale e culturale di un territorio e della sua comunità.
Differenziarsi dalla concorrenza quindi, ma non solo, perché la qualificazione delle relazioni con i diversi stakeholder (dai clienti – acquisiti e potenziali – ai media, dalle risorse umane alle autorità locali), un diverso posizionamento del marchio, l'individuazione di nuovi segmenti di mercato sono la diretta conseguenza di strategie forti del contributo di azioni di comunicazione culturale.
L'investimento in cultura da parte delle imprese diventa così una modalità comunicativa in grado di portare all'azienda vantaggi concreti.
Non si parla soltanto del generico ritorno di immagine, perché legare – in modo stabile e programmato – il proprio marchio a un'istituzione di prestigio, a un progetto indirizzato alla fruizione pubblica, vuol dire esaltare alcuni tratti distintivi di un personalissimo modo di essere azienda.
Opportunità e punti di forza che sono ben chiari ai partner di Intrapresæ Collezione Guggenheim, primo esempio italiano di collaborazione stabile e dinamica tra un gruppo di imprese e un museo.
Adattamento italiano di una modalità comunicativa all'estero già ben rodata, Intrapresæ ha come protagonisti il più importante museo italiano di arte della prima metà del Novecento (la Collezione Peggy Guggenheim di Venezia che è parte integrante del circuito espositivo della celebre Fondazione americana) e un gruppo selezionato di aziende.
Il progetto, basato sullo scambio attivo, sulla trasparenza e sulla fiducia, eliminando il rischio di eventuali strumentalizzazioni da un lato e di scarsa efficienza dall'altro, possiede i tre fattori essenziali alla realizzazione di una partnership di successo: parlare lo stesso linguaggio, capire le rispettive esigenze e stabilire un accordo chiaro da rispettare.
La validità di questa formula è confermata dall'aver saputo innescare un circolo virtuoso di crescita che coinvolge sia le aziende che la Collezione. La quota di partecipazione delle imprese permette, infatti, di incrementare l'attività culturale del museo e quindi il suo sviluppo che, a sua volta, si ripercuote positivamente sui corporate partner che beneficiano di una visibilità sempre maggiore. Grazie a Intrapresæ la Collezione riesce a superare il modello passivo che determinerebbe un bilancio di mera sopravvivenza e realizzare progetti in grado anch'essi di ampliare la sua notorietà. Tra questi un ruolo di primo piano è svolto dal Premio Guggenheim Impresa & Cultura che ha tratto ispirazione dal modello riuscito di Intrapresæ ponendo proprio la continuità - criterio alla base della partnership - quale requisito essenziale per i candidati al concorso. Il Premio, infatti, si è rivelato un efficace veicolo di promozione della stessa Intrapresæ, rappresentando un'occasione di dibattito e confronto su un tema di particolare attualità come
l'intervento dei privati nella valorizzazione del nostro patrimonio culturale. Proprio nella direzione di una maggiore conoscenza dell'opinione degli Italiani su questo argomento, Intrapresae e Bondardo Comunicazione, l'agenzia milanese che ha ideato e gestisce il Premio, hanno chiesto ad Astra e Demoskopea di condurre un sondaggio dal quale emergono segnali molto incoraggianti. Dall'indagine risulta, infatti, che il 52% dei nostri connazionali, a parità di qualità e prezzo, preferisce acquistare i prodotti di imprese che investono in cultura. Un consenso che porta il 74% degli intervistati a sostenere che lo Stato dovrebbe – così come avviene in molti paesi avanzati – garantire alle aziende impegnate sul fronte culturale consistenti vantaggi fiscali. Per il 78%, inoltre, le imprese non dovrebbero limitarsi a contributi finanziari ma a rinnovare con le loro capacità organizzative e gestionali il modus operandi delle istituzioni, troppo spesso lontane da parametri accettabili di efficienza e flessibilità. Che la sponsorizzazione occasionale sia una pratica limitata nel tempo e nei risultati lo conferma l'opinione del 55% che crede siano maggiormente apprezzabili i partner di lungo corso impegnati in investimenti pluriennali. Questi dati ragionati saranno presto presentati in una pubblicazione volta ad approfondire l'area di studio inaugurata lo scorso anno con "Valore Cultura, due anni di Premio Guggenheim”, il volume edito da Il Sole 24 Ore e curato da Bondardo Comunicazione, pensato come un vademecum per le aziende che scelgono di intraprendere la via della comunicazione culturale.

09/04/2000

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