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Chi si è preso il mio formaggio

Volumi per sottolineare l’esigenza di adattarsi rapidamente alla realtà del mondo che cambia e per evidenziare lo spirito che accompagna il successo di quei tanti imprenditori attenti al senso religioso della vita.

Il 15 gennaio del 1968, con un certo timore, mi presentavo negli uffici di via Sacco (proprio nel palazzo comunale) dove, ai tempi, aveva sede l'Azienda Autonoma di Soggiorno di Varese.
Assumevo quel giorno, non ancora ventiquattrenne, la direzione di quell'Ente e di quanto colà mi aspettava non avevo benché la minima cognizione. Da allora, sono trascorsi più di tre decenni durante i quali ho esercitato, a volte contemporaneamente, i più diversi mestieri.
Sono stato senza dubbio uno tra i peggiori patrocinatori legali che si siano mai visti in città e, insieme, un brillante uomo politico locale di incerto avvenire. Sono poi diventato, per non brevi anni, un giocatore d'azzardo pressoché professionista, conoscitore di casinò, agenzie ippiche e bische clandestine un po' dovunque. Ho esercitato la consulenza commerciale senza conoscere praticamente nulla del commercio ed ho fatto l'agente di assicurazione quasi sempre senza passione. Ho insegnato con grande successo senza conoscere le materie che andavo trattando ed ho finalmente deciso di smettere di lavorare sette anni fa, il 17 maggio 1993. Ebbene, non ho mai lavorato tanto come da allora! Questo mio excursus mi è venuto alla mente leggendo in questi giorni le poche pagine di
"Chi si è preso il mio formaggio?", che l'editore Sperling & Kupfer ha da qualche tempo mandato in libreria.
L'autore, Spencer Johnson - già agli onori delle cronache assieme a Kenneth Blanchard quando, anni orsono, pubblicò il famosissimo "L'One Minute Manager" - attraverso una parabola che tratta incredibilmente di formaggio, vuole convincere, infatti, i suoi lettori della necessità di essere pronti, nella vita come nel lavoro, al cambiamento. La sua conclusione - condivisibile per l'evidente ovvietà - è che il cambiamento è inevitabile, va previsto e controllato; è necessario adattarsi rapidamente ad esso ad apprezzarlo; si deve essere pronti a cambiare addirittura con gioia. Quel che si può veramente apprezzare in Johnson non è tanto la sua bella favoletta che tratta di formaggio, topi e gnomi, quanto il fatto che sia riuscito a farsela pubblicare e non solo in America!

06/05/2000

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