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"25 apparecchi, 100 uomini e 100 cuori"

Estate 1933. L'industria aeronautica varesina trasvola l'Oceano Atlantico.

Foto scattata ad Orbetello con gli idrovolanti S.55X pronti per la trasvolata
"Eravamo orgogliosi del lavoro svolto e felici di aver contribuito a scrivere un pezzo di storia aeronautica italiana" così ricorda Giuseppe Michelini, uno degli ultimi tecnici della ditta SIAI Marchetti che ha lavorato alla messa a punto degli idrovolanti S.55 utilizzati dal gen. Italo Balbo per le crociere atlantiche del 1930 e del 1933.
Soprattutto quest'ultima crociera ha rappresentato uno dei momenti più significativi ed importanti non solo per questa famosa azienda sorta a Sesto Calende nel 1915, ma anche per l'intera industria aeronautica della provincia di Varese.
L'idrovolante impiegato per compiere l'impresa è infatti l'S.55 nella versione "X", un apparecchio progettato e costruito nelle officine di Sesto Calende ma con molte parti ed equipaggiamenti realizzati da altre aziende varesine del settore.
I due motori installati tipo I.F. "ASSO 750" sono prodotti dalla ditta Isotta Fraschini, le pompe per l'alimentazione del carburante e dell'olio lubrificante dei motori, il depressore per l'apparecchiatura antighiaccio, gli ammortizzatori, i rubinetti ed i collettori, filtri e tappi per serbatoi, dadi e guarnizioni oltre alla speciale stufa catalitica (un dispositivo da impiegarsi per il riscaldamento dell'acqua e dell'olio dei motori quanto si opera a basse temperature) sono di fornitura Secondo Mona, mentre le tubazioni in gomma e la stoffa per rivestire le parti mobili e le ali dell'idrovolante sono rispettivamente state realizzate dalla Itala di Somma Lombardo e dalla Fratelli Bellora di Fagnano Olona.
Come si vede c'è molta provincia di Varese in questo apparecchio protagonista indiscusso di un'impresa eccezionale che per quasi un mese ha mantenuto le prime pagine dei maggiori quotidiani dell'epoca.
Una crociera aerea, battezzata del "Decennale" (ricorre il X anniversario di fondazione della Regia Aeronautica), che inizia il 1° luglio 1933 quando 25 idrovolanti S.55X al comando del gen. Balbo decollano dall'idroscalo di Orbetello.
E' l'inizio di un volo che porterà questi velivoli negli Stati Uniti e ritorno con scali ad Amsterdam- Londonderry-Reykyavik
-Cartwright-Shediac-Montreal-Chicago-New York-Shediac-Shoal Harbour-Azzorre-Lisbona per concludersi al lido di Ostia il 12 agosto 1933.
Malgrado le difficoltà incontrate durante il lungo volo a causa di condizioni climatiche avverse e di due gravi incidenti che mettono a dura prova gli equipaggi, tutto si svolge con molta professionalità senza lasciare nulla al caso o all'improvvisazione; famosa è la frase del gen. Balbo "…chi comanda deve avere il coraggio di imporsi la mortificazione della prudenza. Né gli uomini né le macchine devono esporsi a rischi inutili".
Ad ogni tappa gli equipaggi sono accolti da grandi manifestazioni di affetto e da tanta folla. L'apoteosi la si raggiunge al loro arrivo a Chicago e poi a New York, dove milioni di americani ed italoamericani li attendono e gli riservano una caloroso saluto di benvenuto offrendogli le chiavi della città ed intitolando addirittura allo stesso Balbo una via cittadina ribattezzata per l'occasione "Balbo Avenue" (esistente ancora oggi) mentre gli indiani degli Stati Uniti lo nominano "Aquila volante".
"25 apparecchi, 100 uomini e 100 cuori", come la propaganda dell'epoca scriveva per celebrare questa impresa che, al di là del coraggio dei singoli piloti e specialisti della Regia Aeronautica, è il degno coronamento di mesi e mesi di dura e meticolosa preparazione, grazie anche al lavoro svolto dalle ditte e dai tecnici per garantire l'affidabilità delle macchine ed il supporto logistico per tutte le tappe toccate dagli S.55X.
E' curioso sapere che tutti gli equipaggi, compreso il gen. Balbo, si sono recati personalmente a seguire presso le officine di Sesto Calende e all'idroscalo di S.Anna della SIAI Marchetti la costruzione e la messa a punto dell'S.55X loro assegnato, fino al ritiro eseguito da loro stessi, e al trasporto sulla base di Orbetello e da dove la crociera è partita.
Ma a distanza di settant'anni dal suo svolgimento cosa ha rappresentato questa storica trasvolata?
Al di là degli aspetti propagandistici che il regime dell'epoca fece propri, al ritorno in termini di immagine e commesse per tutta l'industria italiana, questa trasvolata dimostrò che si potevano effettuare voli di più apparecchi in formazione su lunghe tratte, anche per scopi militari, a dimostrazione che ormai era possibile un collegamento aereo regolare Europa-Stati Uniti ponendo fine all'isolamento americano garantito fino a quel momento dall'Oceano Atlantico.
Per l'industria aeronautica varesina la crociera aerea del Decennale è stata la dimostrazione del buon livello tecnologico raggiunto dalle sue industrie tanto che l'autorevole giornale "Times" la definì come l'impresa "più gigantesca della storia aeronautica"!

L'idrovolante "Savoia Marchetti" S.55X: il protagonista della crociera

E' interessante la testimonianza rilasciata dall'ing. Alessandro Marchetti, il progettista di questo idrovolante, che così descrive la versione l'S.55X: "Il nuovo apparecchio, sceverato di ogni superfluo accessorio, rinforzato ed affinato, è tutto muscolo, è tutto potenza, tutto velocità, come un atleta olimpionico". Quattro uomini di equipaggio (due piloti, un motorista ed un marconista), un'apertura alare di 24 metri, un peso a vuoto di 5.750 kg ed un carico utile di 2.510 kg, una velocità massima di 279 km/h ed un'autonomia di quasi 16 ore di volo grazie ai bassi consumi dei suoi due motori I.F. "ASSO 750" da 930 CV (200 grammi per CV per ora), una strumentazione che lo rende in grado di volare in condizione di assenza di visibilità grazie alla dotazione di bordo che comprende apparati di radioassistenza, facevano dell'S.55X uno dei più moderni ed affidabili velivoli in servizio al Mondo.
Il prezzo di ogni S.55X era di 477.000 lire, esclusi i due motori.

09/25/2003

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